Se la squadra non rende come potrebbe, è normale. E’ brutto dirlo ma è così.
D’accordo, la squadra deve isolarsi dalle faccende societarie, non deve farsi distrarre ne condizionare. Deve pensare solo al campo, a vincere, come se non stesse succedendo niente. Siamo tutti d’accordo e vorremmo tutti che fosse così. Belle parole, belle speranze ma la realtà purtroppo non è così, in tutto il mondo. Magari le intenzioni ed i proponimenti saranno questi ma poi la mente comunque ne risente. Facciamo un esempio per capirci meglio. Se l’azienda privata presso cui lavoro entra in crisi, si comincia a vociferare che può chiudere, che può fallire nel giro di poco tempo, se c’è il rischio che non vengano garantiti gli stipendi, se si trova in evidenti difficoltà economiche e soprattutto se c’è grande incertezza per il futuro, secondo voi un dipendente lavora tranquillo? Svolge le sue mansioni come sempre? Come se niente fosse? Si applica con lo stesso zelo dei giorni migliori? Oppure si sente spaesato, confuso, preoccupato? Può darsi che fra colleghi si passi gran parte del tempo a discutere di futuro più che dedicarsi con abnegazione al presente. O no?
È umano, è naturale. Fa parte dei sentimenti, delle ansie di ogni lavoratore dipendente. Ed anche il calcio non scappa. O pensate forse che i giocatori siano dei marziani? Platt dentro.Platt fuori; Paganini all’insaputa di Foschi;. Holdsworth si autoelegge direttore sportivo;. Stelloni a rischio; il caso Gunnarsson;. Foschi licenziato e ora in stand-by.;.Holdsworth si defila; Richardson si dimette solo su instagram; gli ispettori Covisoc e le mail ai fornitori per chiedere pazienza. I soldi promessi da tempo che ancora non arrivano.
Pensate che tutte queste cose scivolano addosso ai giocatori sol perché guadagnano tanto? È così ma fino ad un certo punto perché anche loro come tutti i dipendenti temono per il loro posto di lavoro. Ecco perché non è facile scindere squadra e società, crisi e risultati.
Per vincere ci vuole equilibrio, armonia. E di tutto questo per adesso in casa rosanero non c’è nemmeno l’ombra.
Ecco perché non si può gettare la croce addosso solo alla squadra, calcisticamente parlando. I risultati sono frutto di programmazione, di equilibrio e di certezze. Non basta il cuore né la professionalità, che questi ragazzi hanno sempre messo.
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