In merito alle recenti voci su un possibile azionariato popolare a guidare il Palermo Calcio, abbiamo intervistato Gabriele Mirto, socio del Palermo Calcio Popolare, club palermitano che milita in Prima Categoria, interamente gestito proprio tramite questo particolare sistema.
Il Palermo Calcio Popolare ha vinto sia la Terza che la Seconda Categoria e oggi si trova in piena corsa per andare in Promozione. Ma come funnziona questa gestione di azionariato popolare alla guida di un club dilettantistico?: “Intanto dobbiamo fare una distinzione: ci sono diverse tipologie di azionariato popolare: la nostra è una di quella che crea una società, non la rileva. Noi nasciamo in azionariato popolare, ex novo. Ci siamo fatti lo statuto, le regole, ci siamo dati una tipologia di intervento economico che può chiaramente variare di anno in anno in base all’evolevrsi delle esigenze economiche. La nostra idea principalmente è più sociale che sportiva, vogliamo stare lontani dal calcio moderno: dalle sponsorizzazioni al dominio delle tv e tutto il business che ruota attorno al mondo del calcio professionistico”.
“Noi siamo una società a perdere, non abbiamo un guadagno economico quindi lo facciamo solo per un impegno sociale. Non accettiamo sponsorizzazioni sulle maglie. Riceviamo delle piccole donazioni da qualche azienda che è legata al nostro progetto ma non mettiamo pubblicità. La maglia deve essere pulita, o sporca solo di fango e sudore. L’azionariato funziona così: ci siamo noi soci che versiamo una quota mensile che varia in base al numero di contribuenti e alle necessità. Poi ci sono i sostenitori che versano una quota annuale e sostengono il progetto. La quota parte da un minimo di 20 euro. Siamo circa 22/23 soci. Ma contiamo circa 150 sostenitori che coinvolgiamo nelle nostre assemblee, anche se per statuto possono votare solo i soci. Per esempio abbiamo fatto si che a decidere la maglia fossero i tifosi tramite un sondaggio”.
Mirto esprime la sua opinione circa la possibilità di riproporre un sistema simile nel calcio professionistico e in particolar modo nel Palermo: “In ambito professionistico, sarebbe un sogno per il Palermo, ma ho moltissime perplessità. Quello del Barcellona è un esempio completamente diverso. Il Palermo non potrebbe evitare certe logiche che si necessitano nel calcio moderno. Di azionariato popolare puro nei professionisti non si può parlare. Azionariato popolare significa che il tifoso deve decidere tutto. Altrimenti diventa una ricerca di fondi, che va anche bene ma non è un azionariato puro. Ma è anche normale che sia così. I tifosi dovrebbero essere parte attiva me è un’utopia. Il tifoso dovrebbe essere coinvolto nelle assemblee e nelle decisioni. Nell’azionariato popolare la prima cosa deve essere la partecipazione, ancora prima dei soldi”.
In più si solleva un altro problema: la fuoriuscita dalla società: “Da noi c’è un impegno annuale, dopdoichè si possono anticipare le dimissioni per l’anno successivo. Da noi finora non è mai successo, anzi andiamo aumentando. Però chi volesse dopo un anno potrebbe uscire senza problemi. Si potrebbe anche stabilire nello statuto”. Una società professionistica potrebbe ritrovarsi con un calo drastico di soci, dovuto a varie motivazioni, che porterebbe a un tracollo finanziario. Ragion per cui ad esempio il Barcellona, ha imposto a chiunque voglia diventare socio, una partnership di almeno 3 anni che deve essere rinnovata stagione dopo stagione presentandosi a Barcellona. Per essere sicuri dell’attaccamento del tifoso al club.
Sul disinnamoramento dei tifosi negli ultimi anni: “Bisognerebbe creare una società con una nuova proprietà che abbia come mission il distinguersi dalla massa. Tanto campionati non se ne vinceranno a prescindere, allora bisognerebbe ricercare un obiettivo differente che possa creare senso di appartenenza. Per esempio l’Atalanta ha un obiettivo ben preciso: la valorizzazione del vivaio e si è creata una simbiosi tra città e squadra perchè c’è un’identità ben definita. A Bergamo si respira nerazzurro”.
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