Federico Buffa – Dal calcio allo sport in generale. Dal teatro all’Argentina, suo amore di sempre. E poi la nuova esperienza da doppiatore. Federico Buffa si può considerare senza smentita, il più grande narratore dello sport italiano.
Vi riportiamo alcuni passaggi dell’intervista realizzata dal settimanale Hot Corn (https://hotcorn.com/it/film/news/federico-buffa-lintervista-paws-of-fury-cartone-sky-la-milonga-futbol/) in cui il giornalista, scrittore ma anche attore ed opinionista, parla del suo ultimo lavoro cinematografico ma anche, ovviamente, di calcio, sport e … Argentina.
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“… l’esperienza di Paws of Fury è stata molto diversa. L’altra esperienza da doppiatore che avevo fatto era stata con Race – Il colore della vittoria, storia di Jesse Owens in cui dovevo doppiare il cronista americano che seguiva le vicende da Berlino.
Ora è la volta di Paws of Fury – La leggenda di Hank interpreto Shogun Toshi, che è un gatto ed è il capo supremo di tutte le città. Chiaramente ho lavorato su una caricatura del personaggio, ho cercato di capire come renderlo bene perché in un cartoon cambia il senso di tutto….”
Si sente assolutamente prestato ad un ruolo in cui invece c’è tantissima professionalità: “il doppiaggio è per professionisti di alto livello ed è una cosa molto difficile: ogni frazione di secondo conta, così come ogni respiro. Molto probabilmente chi vede un film non si rende conto quanto sia complesso doppiare un film”.
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E poi il ritorno allo sport, a quello che lo ha reso un protagonista assoluto delle storie televisive fra le più viste di sempre “A novembre riparto con il tour di La Milonga del Fútbol, un tentativo di affresco sul Novecento argentino…
Nella storia c’è Renato Cesarini, nato in Italia, ma in Argentina dall’età di un anno. Scopre Omar Sivori che verrà a giocare in Italia alla Juventus e al Napoli e che sarà punto di riferimento per Maradona. Sono tre personaggi legati l’uno all’altro e occupano in maniera impressionante tutto il Novecento. Io adoro l’Argentina e il calcio argentino: guardavano i marinai inglesi che giocavano con ammirazione, accorgendosi però che il loro modo di giocare era diverso. Loro ci facevano l’amore con la palla…”
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“In questo momento di campioni veri in Italia ne giocano pochi e questo toglie appeal al campionato… amo l’Argentina, dove inventano la letteratura calcistica perché trattano i campioni degli anni Venti come artisti, come pittori, attori, cantanti. Così il loro modo di descrivere il football ha una componente lirica marcata. E poi loro partono dal presupposto che dietro ogni calciatore c’è un uomo e che quindi devi indagare la natura umana per capire chi sia…”
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In Italia non mancano le storie ma manca credere al cinema sportivo: “Noi italiani non riusciamo a usare grandi storie per girare film. Un esempio? Penso alla vicenda di Trebisonda Valla detta Ondina che vinse gli ostacoli alle Olimpiadi di Berlino nel 1936. In quella stessa gara compete Claudia Testoni, una ex compagna di scuola con cui ha fatto i primi sprint sulla ghiaia dell’istituto Regina Margherita di Bologna. Con una storia così gli americani ci avrebbero fatto quattro film…”
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