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Il cuore non basta, solo un pareggio per il Palermo targato Delio Rossi

Grande attesa per il nuovo Palermo targato Delio Rossi, chiamato a compiere un’impresa dopo il rovinoso pareggio conseguito in casa contro il Padova e costato la panchina a Roberto Stellone. Il tecnico di Rimini, come annunciato alla vigilia della gara, non stravolge lo schema tattico della squadra riproponendo quello che fin’ora era stato il modulo più congeniale ai Rosanero.

Contro il Livorno si torna dunque al 4-3-1-2 con Andrea Rispoli titolare dal 1° minuto, così come il palermitano Fiordilino schierato a centrocampo al fianco di Jajalo e Murawski. In avanti Falletti dietro la coppia d’attacco Nestorovski – Moreo.

Dopo un avvio promettente del Palermo, i padroni di casa si affacciano dalle parti di Brignoli e conquistano al 9’ il primo calcio d’angolo della partita. Squadre concentratissime, qualche errore di passaggio di troppo per il Palermo che vanifica le incursioni in area avversaria consentendo al Livorno di ripartire. Al 19′ grande tiro potente dalla distanza di Diamanti disinnescato da Brignoli, la squadra di Breda stringe d’assedio i Rosanero che si difendono e provano a ripartire. Ma a farla da padrone è l’imprecisione dei ragazzi allenati da Delio Rossi che non riescono a trovare la porta nelle azioni di contropiede.

Al 32′ palla gol per il Livorno sugli sviluppi di un calcio d’angolo, salvataggio di Rajkovic su tiro a botta sicura di Gori. Il Palermo stenta a costruire gioco e ad avere la meglio è il furore agonistico della squadra toscana supportata dal tifo incessante del Picchi. Al 40’ rigore per il Palermo per atterramento di Falletti. Dal dischetto batte Nestorovski, un colpo perfetto, pallone nell’angolo basso ed 1 a 0 per il Palermo. La partita diventa incandescente con il Livorno che, commettendo falli a raffica, si riversa in avanti, ma dopo 3 minuti di recupero l’arbitro manda le due squadre a riposo con il punteggio a favore della squadra rosanero.

Nel secondo tempo il Palermo prova a nascondere il pallone al Livorno che si riversa in avanti, al 56′ azione molto dubbia in area livornese con Agazzi che mette giù Falletti lanciato da solo in contropiede, ma l’arbitro assegna solo un calcio d’angolo. Il gioco si fa molto duro e spezzettato dai continui falli dei giocatori toscani. La tensione è altissima, la posta in palio determinerà il prossimo futuro delle due squadre. I ragazzi di Delio Rossi cercano di ragionare e di portare palla in avanti.

Al 67′ Jajalo già ammonito viene graziato dall’arbitro dopo una vistosa spallata su Di Gennaro, le interruzioni sono tantissime, si gioca poco a calcio, il Livorno che attacca a testa bassa ed il Palermo si difende e cerca di ripartire. Al 70′ Delio Rossi manda in campo Puscas al posto di Nestorovski. Al 73′ pareggio di Diamanti che fulmina Brignoli fuori dai pali, l’accattante del Livorno ci aveva già provato nel 1° tempo sfruttando l’abitudine del portiere rosanero di stazionare lontano dalla sua porta. Il pareggio ridà vigore ai tifosi di casa che cercano di trascinare la loro squadra alla vittoria. Al 78′ Szyminski prende il posto di Rispoli, ma a tenere il campo è sempre il Livorno che all’82’ trova il gol del 2 a 1 con Raicevec che allunga in rete il colpo di testa di Gonnelli.

All’83’ Fiordilino lascia il posto a Trajkovski che segna il gol del pareggio all’89’. Nessuno delle due squadre vuole mollare, si va di nervi, volontà e furore agonistico, saltano tutti gli schemi di gioco e si lotta duro a centrocampo. L’arbitro assegna sei minuti di recupero, al 92′ Palermo in 10 per espulsione di Bellusci. Ma la gara si chiude con un pari che non serve a nessuna delle due squadre.

La cura Rossi non ha portato al risultato sperato, del resto il tempo a disposizione del nuovo tecnico è stato davvero breve, la promozione diretta, compromessa dai pareggi di Cosenza, Padova e dall’assurda sconfitta di Pescara, adesso è davvero improbabile. Difficile che Lecce e Brescia falliscano l’obiettivo. Si prospetta un finale di stagione sofferto come la passata stagione sullo sfondo di vicende societarie tutt’altro che limpide che pendono come la spada di Damocle sulla testa dei tifosi.