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18 settembre 2004, il Palermo alla scala del calcio

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18 settembre 2004, il Palermo alla scala del calcio

Oggi parleremo di una partita diventata a suo modo storica per quello che ha rappresentato.

C’era una volta, in una calda giornata di fine estate del 2004, una squadra di coraggiosi cavalieri rosanero che si preparava per una grande avventura. Dopo anni di battaglie nelle leghe minori, il Palermo era finalmente tornato nel regno della Serie A, la terra dei giganti del calcio italiano.

Abbiamo pensato di iniziare questa Storia Rosa nero raccontandola come se fosse una favola, perché in qualche modo di favola si trattò.

La prima missione dei nostri eroi li portò nel cuore di Milano, nella leggendaria fortezza di San Siro. Lì avrebbero affrontato i temibili guerrieri nerazzurri dell’Inter, guidati dal saggio stregone Roberto Mancini.

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Una bellissima favola, la prima di tante di un’epoca d’oro targata Zamparini e Foschi. Presidente e direttore sportivo del Palermo più bello e vincente di sempre. Chiudete gli occhi e immaginate San Siro, quel tempio del calcio italiano ed Europeo che incute timore a chiunque. E’ il 18 settembre 2004, e il Palermo sta per scrivere una pagina indimenticabile della sua storia.

Ma prima torniamo indietro di qualche mese, ovvero al 29 maggio 2004. E’ il giorno in cui i colori rosa nero ritrovano una categoria dalla quale erano assenti da oltre tre decenni. Finalmente il Palermo di Zamparini torna nella massima serie del calcio italiano, è come un sogno che nessuno credeva possibile.

Dopo 32 anni di assenza dalla Serie A, eccoci qui, pronti a sfidare l’Inter di Roberto Mancini, squadra di campioni e dalle grandi ambizioni. Al contrario il Palermo era un gruppo che nessuno conosceva davvero, ma che già faceva parlare di sé. Francesco Guidolin aveva assemblato un gruppo di ragazzi basato su un nucleo tutto italiano con diversi protagonisti che di lì a due anni sarebbero diventati campioni del mondo. Barzagli, Zaccardo, Barone, Toni, Grosso, da Palermo spiccheranno il volo verso l’azzurro e con loro protagonisti saranno tanti giocatori dal futuro assicurato. Nomi che oggi fanno la storia del calcio italiano, ma allora erano solo giovani promesse o poco più.

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La vigilia fu carica di aspettative. Quasi 15.000 tifosi rosa nero avevano invaso Milano, pronti a sostenere la loro squadra. L’Inter era ovviamente data per favorita, nessuno avrebbe scommesso un centesimo sul Palermo. Quando i rosa nero entrarono in campo, furono accolti da un mare di tifosi palermitani che avevano invaso la scala del calcio. Un vero e proprio muro rosanero concentrato alle spalle della porta, difesa nel primo tempo dal portiere del Palermo. Ma tantissimi tifosi rosa nero si trovavano anche negli altri settori. Uno spettacolo nello spettacolo. Il primo tempo è un crescendo di emozioni. La squadra non mostra alcun timore reverenziale. Anzi, gioca a viso aperto, senza voler recitare il ruolo di vittima designata.

Una gara ricca di episodi. Adriano calcia a 140 chilometri all’ora, un tiro di una violenza inaudita. La palla colpisce la traversa e per l’incredibile potenza ritorna quasi a metà campo. In uno scontro fortuito con Toni, Materazzi inizia a perdere sangue dal sopracciglio. Una gara sangue e sudore, è proprio il caso di dirlo. Il Palermo non si scompone neppure quando perde Biava sacrificatosi su Martins lanciato a rete. Il buon Beppe si attacca letteralmente ai pantaloncini di Oba Oba e il direttore di gara non può far altro che espellerlo. Ma il Palermo non si abbatte opponendo una resistenza eroica.

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E dire che ad inizio ripresa, la partita sembrava trovare la sua logica strada a tinte nerazzurre con l’imperatore Adriano, lesto a svettare di testa e a battere il portiere rosanero. Ma al ventiduesimo Lamberto, “Zizù”, Zauli supera tre avversari sulla destra dell’area e dalla linea di fondo serve una palla in mezzo all’area piccola che Toni devia in rete di prima anticipando Cordoba. E quando Luca Toni segna il gol del pareggio, San Siro ammutolisce. Anzi no, San Siro esplode, il boato dei tifosi del Palermo resterà memorabile.

L’1-1 finale è più di un risultato, è la dimostrazione che il Palermo non è una comparsa, ma una realtà, una splendida realtà. Quel pareggio ha un sapore speciale. Non è solo calcio, è la storia di una città che torna a sognare. Di una squadra che nessuno conosceva e che all’improvviso diventa protagonista.

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Dopo due giornate di campionato la squadra allenata da Francesco Guidolin è ancora imbattuta e con quattro punti inizia a sognare un campionato che possa essere non da semplice comprimario. E il resto della stagione lo confermerà. Ma di questo, del primo incredibile campionato di A della gestione Zamparini vi parleremo in un altro episodio.

Chiudo gli occhi e rivedo quei momenti. I tifosi rosa nero che esplodono di gioia, i nostri ragazzi che si abbracciano. Un senso di rivalsa per tanto, troppo tempo ingiustamente sopito. Non era solo una partita, era la rinascita del calcio siciliano. “A San Siro quel giorno non c’era solo una squadra”, direi oggi, “c’era l’orgoglio di un’intera città. Esagerando diremmo di tutto il sud”. Un orgoglio che porto ancora nel cuore, che racconto con la stessa emozione di quel lontano 18 settembre.

Grazie per aver letto questa storia. Perché le storie più belle sono quelle che vanno oltre il risultato, quelle che parlano di passione, di sogni, di rinascita.

 

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