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La trama è diventata complicata. Vorremmo conoscere il regista!

Qualcuno sa, non c’è dubbio. Nel “palazzo” qualcuno conosce la verità e anche il finale di questa tragicomica telenovela che persiste ormai da 2 mesi circa. Immaginiamo di essere al cospetto di un film molto complesso, nel quale noi, i tifosi e l’intera città di Palermo non facciamo altro che rappresentare un pubblico confuso, completamente disorientato dai continui cambi di fronte che neanche nei film di Quentin Tarantino troveremmo forse in numero così elevato.

Ora gentili lettori, alla luce di tutto questo, qualcuno sa spiegarci chi è l’abile regista di questo “capolavoro” (si fa per dire)?  Abbiamo difficoltà ad identificarlo o ad identificarli, ma con ogni probabilità è gente del palazzo. I continui cambi di scenario a cui abbiamo assistito, non fanno altro che celare, in realtà, un disegno proposto e avanzato da tempo. Davvero credete che l’udienza sia stata rinviata, perché il giudice aveva la nausea da interrogazione, per un articolo tra le mani che lo proclamava corrotto? Finiamola, forse neanche uno sciocco crederebbe. É chiaro invece che ci sia qualcosa dietro; è chiaro che a qualcuno conveniva rinviare.

Credeteci, ci sarebbe da arrendersi di fronte a tale confusione e qualcuno lo ha fatto, come il noto giornalista Nicola Binda, il quale ha dichiarato di “non capirci più nulla”. Come dargli torto? Questo non è più giornalismo sportivo, forse stiamo partecipando a dei provini per un altro mestiere. Noi non ci arrendiamo e cercheremo di capire fino alla fine, fino a quando anche la gente di Palermo avrà deciso di mettere una pietra sopra e scrivere la parola fine.

Siamo sicuri tra l’altro, che il film non finirà certamente il 29 maggio (data dell’udienza) come molti credono, anzi, si protrarrà per tutta l’estate, che si prospetta essere più calda del solito.  Perché non pensarci prima? Perché si indaga soltanto adesso su fatti accaduti 4 anni fa? Queste domande sono come sospese nell’aria e forse solo quei famosi “registi” conoscono la verità.

Prima di salutarci, gentili lettori, vorremmo spronare la gente a crederci ancora, a lottare fino in fondo, perché la speranza di salvare la categoria c’è ancora.

Palermo potrà forse perdere in tribunale, perché loro hanno potere, hanno il coltello dalla loro parte e forse se ne infischiano pure delle rivolte organizzate, ma avranno vinto il popolo, l’unione e il senso di appartenenza, che finalmente tutti hanno dimostrato di avere.