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Oggi, esattamente 8 anni fa, il Palermo giocava la sua terza finale di Coppa Italia. A Roma, sotto un sole cocente, arrivarono 40.000 circa tifosi palermitani per sostenere la squadra che ai tempi era allenata, per ironia della sorte, proprio da Delio Rossi. Che ha vissuto il momento più alto e ora sta vivendo i più bassi della nostra storia recente.
Fu una festa, una favola, un ritrovarsi gioiosamente nella bellezza di Roma. C’era chi si ritrovava con gli amici quasi casualmente, chi andava a Piazza di Spagna per riunirsi con gli ultras, chi ne approfittava per qualche giro turistico e chi preferiva dormire per ritrovarsi subito a vivere il momento della partita. L’ansia era alle stelle ma mascherata da una gioia che solo chi tifa Palermo potrebbe comprendere.
Sembrava tutto perfetto, i romani ci sostenevano, era un “tutti contro l’Inter”. Ci sentivamo imbattibili. Per altro, dopo tutte le sfortune della nostra storia specialmente in Coppa Italia, sembrava proprio la volta buona. Credo di aver sentito almeno dieci persone dire la fatidica frase: “Se esiste un Dio del calcio, oggi vinciamo noi”. Beh forse quel Dio non esisterà, la partita l’abbiamo persa anche se forse un po’ immeritatamente.
Se la memoria non inganna fu un Eto’o 3 Palermo 1. La differenza la fece proprio il fenomeno del Camerun (un gol lo segnò Milito) e noi purtroppo ci dovemmo accontentare delle lacrime di Rossi (che lascerà poi la squadra per gli screzi con Zamparini) e degli applausi di Materazzi che con grande sportività venne a rendere omaggio al pubblico avversario.
La sconfitta poteva starci, era preventivata: quella era l’Inter che un anno prima fece il triplete. Tuttavia a guardare quella sera dopo tanti anni, il peggio doveva ancora venire. Da quella finale cominciò un declino. Inarrestabile. Che ebbe un piccolo arresto solo in un annetto e mezzo con Iachini, ma fu solo l’ultimo sospiro prima di morire.
Zamparini ha venduto mezza squadra dopo quella sfida e dopo poco tempo ci siamo ritrovati in Serie B. Il resto è storia. Ho un unico rimpianto: se avessi saputo che quella notte sarebbe stata l’ultima grande notte negli ultimi quasi dieci anni, me la sarei goduta di più. Non avrei pensato al risultato, sarebbe importato solo gustarmi quei colori che decoravano l’immenso “Olimpico”, contrastando il nero e l’azzurro dell’Inter.
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