BRAGLIA, UN ALLENATORE “TROPPO” SIGNORE
di Benvenuto Caminiti
Stile, eleganza, self control sono le virtù dei signori, quelli che vanno oltre, che non si soffermano sui dettagli ma hanno una visione panoramica non solo dell’universale ma anche del particolare.
Così appare Pietro Braglia, allenatore del Cosenza, pochi minuti dopo la fine della partita ben giocata contro il Palermo e persa all’ultimo istante di gioco.
Braglia non accampa scuse, riconosce i meriti dell’avversario e ribadisce la bontà della prestazione della sua squadra.
S’infiamma soltanto sull’episodio dell’espulsione, a partita praticamente finita, di Idda, per fallo da ultimo uomo su Falletti.
Risponde con garbo alle domande dei cronisti, sottolinea con eleganza la bella prova “dei miei ragazzi capaci di tener testa alla migliore squadra della serie B”, poi regala l’unico sorriso della serata, si alza e mestamente se ne va.
Io lo blocco in extremis, allungo la destra e mi presento. Lui spalanca gli occhi e: “Fratello di Vladimiro?”.
“Sì!”.
“Ricordo ancora con orgoglio le belle cose che ha scritto su di me… Ma già, lui era il numero UNO… Peccato che ci abbia lasciato così presto!”.
E io, che non me l’aspettavo proprio e l’avevo fermato solo per fargli dire qualcosa sui suoi tempi belli al Catanzaro (anni ’78-’84, 142 partite, 4 gol), sento già un nodo in gola… Ma non è ancora finita perché lui mi afferra una mano e sottovoce mi dice: ” Per favore, appena va a far visita alla tomba di suo fratello, porti anche un fiore da parte mia!”.
Come diceva Totò, signori si nasce e Braglia sicuramente lo nacque… Vuoi vedere che per questa sua “particolarità” la vita gli ha reso meno di quel che meritava?
Benvenuto Caminiti
Caro Benvenuto, concordo pienamente con te. Anche io ieri pomeriggio,intervistandolo, ho avuto la tua stessa impressione di signorilità. Ti abbraccio
Che bell’articolo Benvenuto!