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Il Palermo versione trasferta ha ancora tanti margini di miglioramento. Però…

Esprimere giudizi negativi su una squadra che vince è una sorta di mission impossible, un’impresa senza speranza di riuscita. Il motivo è presto detto: il massimo elemento di discrimine tra una prestazione “cattiva” ed una “buona”, a dispetto dei triliardi di discorsi che si fanno sulla tattica, resta ancora il risultato finale. Posto ciò a premessa, il dovere di un addetto ai lavori, nell’analisi di una partita giocata, è non lasciarsi comunque distrarre da un episodio fortuito nell’arco dei novanta minuti.

Pertanto, glorificare il Palermo di Nola esclusivamente per una sporca deviazione di Lancini, vero episodio decisivo della gara, striderebbe con il discorso appena fatto. La squadra di Pergolizzi, checché se ne voglia dire, non ha espresso ieri un bel calcio, tutt’altro. E non è stata la prima volta: è successo anche a Marsala, Messina e Biancavilla.

Eppure il Palermo non sa che vincere, cosa che ci costringerebbe a tentare di spiegare, ancora una volta, quale sia la vera chiave dei successi del Palermo versione trasferta: si potrebbe così parlare di cinismo sotto porta, esperienza, qualità dei singoli ed una piccola dose di fortuna che non guasta mai; e sarebbero argomentazioni del tutto corrette. Oppure, per sorvolare il problema, si potrebbe continuare a rovistare tra i più antichi almanacchi del calcio alla ricerca del più strampalato primato: “…e con la nona vittoria consecutiva il Palermo ha demolito anche il record del Real Madrid degli anni ’50: che dire, Di Stéfano ci fa un baffo“. Operazione estremamente più difficile e rischiosa è invece tentare di spiegare i problemi del ben celato “mal di trasferta” del Palermo, senza nulla togliere agli straordinari risultati ottenuti da Martin e compagni.

In effetti, la prima frazione di ieri pomeriggio è stata letteralmente soporifera, scialba; sino ad allora era stato il Nola a creare gli unici veri presupposti per andare in gol, se non si tiene conto della pericolosa conclusione da fuori di Kraja. Il Palermo è stato piuttosto impreciso nei passaggi, con alcuni suoi giocatori più rappresentativi come Santana e Sforzini fuori dalla manovra. Il secondo tempo è stato almeno più confortante, poiché dal gol del vantaggio in poi il Palermo ha dimostrato, se ve ne fosse ancora bisogno, di essere una squadra compatta, solida e che sa soffrire. E, a dire il vero, vi sono state anche altre note positive: Pelagotti è stato ancora una volta impeccabile, Crivello dopo le disattenzioni contro il Licata è tornato a livelli altissimi, mentre Juan Mauri si è dimostrato una validissima pedina anche nel ruolo di mezz’ala.

Tuttavia, i ritmi lenti lentissimi che hanno contraddistinto quasi interamente quest’ultima uscita, come l’incapacità di essere pericolosi in zona offensiva non sono problemi da sottovalutare, anche perché verificatisi già più volte. Il Palermo, perfetto in termini di risultato, ha ancora straordinari margini di crescita sul piano delle prestazioni.