Ore 17.00. Volo di ritorno verso casa, da Pisa. Lontano da Palermo e lontano dal Palermo. Piove e mi godo l’effetto scenico che regala la visuale dal finestrino, dal quale, “pendono” gocce di pioggia. E immagino. Immagino quale aria serpeggia nel capoluogo siciliano dopo una sconfitta che brucia e che deve trasformare il tifoso in un essere seriamente preoccupato.
Immagino quale strano sentimento domini il tifoso rosanero in questo momento e sopratutto quali potrebbero essere i risvolti. E’ il momento di spaventarsi e di pensare che il ‘disastro’ potrebbe essere all’orizzonte. Se fino alla scorsa settimana una sola strada era disponibile, quella della promozione e percorrerla non sembrava essere un’ardua missione, adesso, se ne apre un’altra: quella della permanenza, o del suicidio, interpretate voi.
Essere preoccupati é legittimo, dare vita a delle critiche potrebbe creare attorno a questa squadra “appena nata” un’atmosfera difficile, quasi impensabile a inizio campionato. Quando parlo di squadra, non mi riferisco agli 11 che scendono in campo, ma a chi sta dietro o a chi la partita la “conduce” dalla panchina. Criticare un bambino che ancora non conosce bene il mondo, non aiuta; pensare di essere teorici dietro una scrivania é deleterio. Ed è vero che c’è fretta di “crescere” in questo caso, ma forzare la mano, farebbe tornare questa piazza indietro, non avanti.
Inutile criticare la società, perché in un mese ha costruito una squadra forte, e non c’è dubbio che il Palermo lo sia. L’allenatore? Beh, non toccherei più questo argomento, ma devo. Devo perché ho letto fantascienza su un uomo che i tifosi non trattano come tale. Quando le cose vanno bene, sono tutti bravi, quando c’è un periodo in cui le cose non girano, sono tutti da cacciare. Ma questo, gentili lettori, é un problema di carattere nazionale, non solo dello splendido, ma quanto mai irascibile tifo palermitano. É un problema “italiano”, un tratto distintivo del nostro calcio.
La critica in questo momento uccide, non aiuta. Aumenta le incertezze, scioglie le certezze che si erano costruite con impegno, sociale prima ancora che sportivo. Ecco vorrei che si ripartisse da questa parola: “sociale”. La Palermo sportiva ha zoppicato insieme ai suoi tifosi per 4 anni, poi è caduta, insieme alla sua gente, ma con orgoglio. Si è rialzata trovando l’abbraccio dei suoi tifosi in una categoria pessima ed è ripartita.
Ora un affanno, piccolo, ma grave. Non una zoppicata, non una caduta, un affanno. Abbiate paura, perché é giusto, perché adesso il campionato è riaperto e il terrore assale, ma date un abbraccio alle difficoltà, non uno schiaffo, non adesso.
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