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Pergolizzi, quante critiche! La dura vita dell’allenatore non amato dalla piazza

Nemo propheta in patria: ovvero, nessuno è profeta nella propria patria. Una locuzione latina che pare calzare a pennello per Rosario Pergolizzi. Il tecnico del Palermo, per quanto si legge sui social, ha perso l’amore della sua gente, della sua città.

I fischi piovuti copiosi dal Barbera al momento del cambio Felici-Silipo (per altro rivelatosi azzeccato), sono stati l’ulteriore conferma di un rapporto ormai logoro, almeno unilateralmente. I tifosi sono insoddisfatti. I rosanero preoccupano per un gioco che stenta a decollare.

Ma sono effettivamente così corrette le critiche, talvolta pesanti, che si rivolgono all’allenatore? A mio avviso non tutte. Diciamoci la verità, si sta un po’ esagerando: simpatie o antipatie vanno lasciate fuori dalle valutazioni professionali e intellettualmente oneste che si fanno di altri professionisti e mi pare che con Pergolizzi ciò non stia avvenendo.

Analizzando la situazione oggettivamente: il Palermo è primo in classifica, con una rosa che seppur forte tecnicamente, è stata costruita in pochissimo tempo e a ridosso dall’inizio del campionato. Difficile mettere insieme i cocci per formare un vero e proprio “Gruppo”. Nonostante ciò la squadra ha inanellato una serie di vittorie consecutive impressionati che ad oggi consentono di vedere tutti dall’alto verso il basso sul tabellone.

E’ vero, il Palermo non esprime un gran calcio, anzi: a volte viene da dormire perfino allo stadio. Ma chi lo fa in Serie D? Non credo che nessuno abbia visto “calcio champagne” in questa categoria e francamente diciamocela tutta: ma chi se ne frega!

Il Palermo appartiene ad altre leghe, ad altri stadi, non a quelli della D. Per cui in un modo o nell’altro l’importante è salire di categoria, a prescindere dal bel gioco.

Inoltre, nessuno ricorda una cosa che da addetto ai lavori ritengo fondamentale: la pressione. Palermo mette pressione, un macigno sulle spalle di giocatori, tecnico e staff. Perché la storia lo impone, il progetto Mirri non prevede rallentamenti e ogni decisione presa nel bene o nel male pesa quintali.

In conclusione ritengo che bisognerebbe essere un po’ più equilibrati nei giudizi. Comprendo altresì e con grande dispiacere che noi tifosi del Palermo siamo talmente impregnati dalle recenti vicissitudini societarie, che abbiamo perso l’abitudine alla felicità: ormai si critica, sempre e comunque che la squadra sia in ultima posizione o in prima, che ci sia il rischio fallimento o un nuovo progetto. La contentezza non esiste, si vive di sola delusione e rabbia.