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Da Joao Silva fino a Rizzo Pinna: la maledizione della numero 10 del Palermo

Il gioco del calcio riesce ad unire e aggregare generazioni intere di bambini grazie al fascino dei calciatori di talento e fantasia che conquistano con le loro giocate le platee degli stadi in cui giocano.

Ogni bambino che vede una grande giocata tenta di emularla nel campetto sotto casa con gli amici, tenta di far suo quel modo di giocare del giocatore di maggior talento della propria squadra del cuore, col sogno di poter indossare un giorno quella maglia che tanto lo ha incantato.

Solitamente i giocatori di maggior talento sono i cosiddetti “numero 10”, giocatori in grado di trascinare una squadra con le proprie giocate, col proprio estro e con la qualità in grado di determinare un risultato un bilico, oppure di ribaltare una partita non del tutto esaltante.

Il Palermo negli ultimi anni non ha avuto particolare fortuna con la numero 10, che dopo Miccoli non ha conosciuto degni eredi sul campo, se non per brevissime e fugaci parentesi.

Nella stagione 2013/14, la prima retrocessione in Serie B dell’era Zamparini, il numero di maglia precedentemente assegnato al “Romario del Salento” toccò a Davide Di Gennaro, arrivato a Palermo come trequartista puro, ma che avrebbe conosciuto soltanto in seguito e soprattutto in altre squadre la propria definitiva consacrazione da regista. Le qualità del ragazzo si sono sempre intraviste, ma gli acuti sono stati ben pochi.

Nella stagione successiva, la 2014/15 in Serie A, il Palermo acquistò in maniera rocambolesca un giocatore dalla Serie B, di preciso dal Bari, che arrivò a Palermo con tante perplessità, e se ne andò con altrettante perplessità: Joao Silva, a cui fu assegnata la numero 10. Il centravanti portoghese vide poco e nulla il campo, e la 10 sulle sue spalle non lasciò alcun ricordo nella mente di nessun bambino

Per le stagioni 2015/16 e 2016/17 la numero 10 andò allo svedese Oscar Hiljemark, un giocatore con tanta corsa e qualità di inserimento, ma senza quell’estro tipico di ogni numero 10 degno di nota. Ciò che penalizzava particolarmente lo svedese era la discontinuità di prestazioni, che lo portò ad essere venduto nel mercato invernale del 2017, lasciando la numero 10 vacante fino a fine stagione

Con la seconda retrocessione in Serie B, l’allora Direttore Sportivo Fabio Lupo acquistò come primo colpo di mercato un giocatore dal rendimento garantito, che tanto bene aveva fatto fin da quando era arrivato in Italia, ovvero Igor Coronado, che a Palermo ha lasciato ricordi agrodolci. Il brasiliano si rese protagonista di una grandissima stagione, in molti frangenti era il solo trascinatore della squadra, anche quando questa stava iniziando a naufragare nel girone di ritorno. In molti, però, lo ricordano negativamente a causa di un rigore decisivo sbagliato contro il Cesena, che molto probabilmente sarebbe valso la promozione diretta in Serie A.

Fino all’anno scorso la 10 fu assegnata ad un giocatore tutto sommato con un grande talento, ma con altrettante incostanza e scarsa personalità tattica: Aleksander Trajkovski, che era in rosa già da due stagioni, si era dichiarato pronto ai nastri di partenza per trascinare la squadra fino alla Serie A, con la 10 sulle spalle. Il giocatore sul campo dimostrava lampi di genio e di grande qualità, ma dimostrava altrettanta incostanza.

Il Palermo, come già detto prima, a partire dalla stagione 2013/14 non ha più avuto un vero e proprio grande numero 10, in grado di far esaltare i tifosi un numero 10 che faccia divertire il pubblico e che possa risolvere le partite. Probabilmente i pochi che l’avrebbero meritato hanno ben pensato di evitare un peso così grande sulle proprie spalle: Vazquez è tra questi, così come Dybala. Due giocatori che avrebbero potuto sostenere tranquillamente, per talento ed estro, la 10. Hanno preferito, però, lasciare il segno a Palermo col proprio numero, senza troppi paragoni scomodi.

Oggi Andrea Rizzo Pinna porta con sé questa pesante eredità, e finora non ha avuto la possibilità di esprimere ciò che può dare per se stesso e per la causa rosanero. Con l’auspicio di poter riparlare di una benedizione della numero 10 e non più di una “maledizione” calcistica legata a questa maglia, speriamo che il ragazzo proveniente dal vivaio di Inter e Atalanta sappia riscattare se stesso dimostrando tutto ciò che è in grado di fare da qui a fine stagione.