La notizia della morte di Davide Astori apparsa su tutti i notiziari è stata un colpo al cuore per chiunque, in una domenica qualunque di Marzo: nessuno voleva crederci, tutto sembrava troppo assurdo ed incredibile.
Perché quel ragazzo pulito, semplice e genuino, un calciatore allenato, ed è questo che forse sgomenta, che stava per disputare come ogni weekend la sua partita con i compagni non poteva morire così, lasciando un vuoto enorme nell’intera compagine sportiva.
Ed il 4 Marzo diventa una pagina nera… forse troppo. Oppure è l’occasione di riflessione, per non lasciare andar via, questi atleti, nel fiore della gioventù…
Davide Astori è diventato ormai un simbolo, se si pensa al numero 13 non si può non associarlo a lui a Firenze e non solo: quando vedi piangere tanti uomini commossi, quando vedi stringersi l’Italia intera intorno ad un solo dolore per una figura che nemmeno conosci, così nel profondi, forse ti rendi conti che una grande persona è andata via.
Non è il calciatore che ricordiamo, ma l’uomo che è stato. Sono già passati due anni da quel terribile momento, in cui forse senza un apparente motivo, Davide Astori ha lasciato questa terra per ricordarci che nel calcio non esistono solo le rivalità sportive, ma che il calcio può anche unire.
Un’unione nel grande dolore. Un’assenza martellante quella di Davide Astori che ancora oggi non trova risposte. Solo tanti interrogativi…e lacrime.
Chi ha giocato insieme a lui, è cresciuto e maturato, ed ha saputo prendere esempio dal grande uomo che Davide Astori era dentro e fuori dal campo.
Era evidente, e ciò che è trasparente e puro, nulla può scalfirlo, nemmeno la morte.
E il grande Davide è riuscito ad unire un’Italia intera intorno al suo ricordo. Dovunque tu sia, capitano, nostro capitano, perché sì se qualcuno ancora se lo sta chiedendo, Davide Astori è diventato il capitano di tutti, ancora addio.
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