È quanto emerge da una lettera pubblicata sul New England Journal of Medicine, firmata da vari medici e istituti tedeschi, e dai risultati della mappa genetica pubblicata sul sito Netxstrain, fondato e diretto dal gruppo guidato da Trevor Bedford, del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle.
Per tante settimane l’Italia si è interrogata sul perchè si registrasse solo da noi un così alto numero di contagiati, dagli Stati Uniti arriva la notizia che in realtà il primo caso di Coronavirus europeo sarebbe scoppiato in Germania e non in Italia.
Il coronavirus Sars-Cov-2 sarebbe infatti entrato in Europa più volte, e il primo focolaio potrebbe essere quello isolato in gennaio in Germania, a Monaco.
Questo secondo la mappa genetica pubblicata sul sito Netxstrain: la mappa, che ricostruisce una sorta di albero genealogico del virus, indica che il focolaio tedesco potrebbe avere alimentato silenziosamente la catena di contagi al punto da essere collegato a molti casi in Europa e in Italia.
La notizia, pubblicata anche su SkyTg24, sarebbe che il primo caso europeo potrebbe essersi verificato proprio in Germania e trova riscontro in una lettera pubblicata sul New England Journal of Medicine, firmata da vari medici e istituti tedeschi, che traccia un “identikit” del cosiddetto “paziente 1”.
La storia (da SkyTg24)- Lo scorso 24 gennaio un uomo d’affari tedesco di 33 anni avrebbe manifestato alcuni dei sintomi dell’infezione, come mal di gola, brividi e mialgie, seguiti, il giorno successivo, da febbre alta e tosse. Dopo essersi ripreso, il paziente sarebbe tornato a lavoro il 27 gennaio, del tutto ignaro di aver contratto la nuova patologia.
Dalla lettera pubblicata sul New England Journal of Medicine, emerge che l’uomo sarebbe stato contagiato da una collega di Shangai, che avrebbe incontrato nel corso di un incontro di lavoro il 20 e il 21 gennaio a Monaco di Baviera. La donna, che durante la permanenza in Germania non avrebbe manifestato alcun sintomo dell’infezione, sarebbe stata trovata positiva una volta tornata in Cina il 26 gennaio. Il giorno successivo avrebbe informato l’azienda della sua malattia, permettendo di avviare la ricerca delle persone che erano entrate in contatto con lei. Il 33enne sarebbe quindi stato inviato alla Division of Infectious Diseases and Tropical Medicine a Monaco per ulteriori accertamenti. Analizzando i due tamponi rinofaringei ottenuti e un campione di espettorato, gli esperti avrebbero riscontrato una elevata carica virale, nonostante il paziente avesse già superato i sintomi respiratori. Tre impiegati della stessa compagnia, che avevano avuto contatti con l’uomo quando era asintomatico, sarebbero stati trovati positivi al nuovo coronavirus il 28 gennaio.
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