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Coronavirus: positiva la paziente Almaviva, scoppia la polemica sul lavoro in sede

Arriva la conferma: è stata ritrovata positiva la dipendente del call center Almaviva.

Dipendenti dei call center che in questo periodo di emergenza devono andare avanti e lavorare, garantire i loro servizi e sono tra i lavoratori sicuramente molto meno tutelati di altri.

Attualmente la dipendente sarebbe ricoverata all’Ospedale Cervello di Palermo. L’Asp ha chiesto, come riporta il Giornale di Sicilia, tramite il medico aziendale, l’elenco di tutte le persone in aula il 2 marzo, dove la donna teneva un corso di formazione, mentre giorno 5 marzo è stato già attivato il protocollo di quarantena.

Era infatti in servizio al 1500,il numero di utilità sociale attivato per le informazioni ai cittadini sull’emergenza coronavirus.

Abbiamo ribadito all’azienda – spiega la Uilcomche i contatti avuti dalla collega non possono essere limitati all’elenco richiesto dall’Asp, ma sono indeterminabili all’interno del sito“. L’azienda ha inoltre comunicato, secondo quanto riferito dai sindacati, che in queste ore avranno esito le interlocuzioni relativamente allo smart working da parte dei committenti.

Ma la protesta non accenna a placarsi con parole dure per il trattamento dei dipendenti:

Gli impieghi non strettamente necessari devono essere fermati ribadiscono i dirigenti Vincenzo Fumetta e Frank Ferlisi. O le imprese garantiscono la salute dei propri dipendenti o si sta a casa. I lavoratori dipendenti non sono “carne da macello “ funzionali esclusivamente per l’accumulazione dei profitti“.

I lavoratori sono in forte agitazione aspettano risposte urgenti, il timore che il numero di contagiati sia elevato, in situazioni in cui le misure di sicurezza sanitaria non sono state rispettate, è davvero concreto.

Forse oggi si pensa poco a questi lavoratori: il primo pensiero va a medici ed infermieri che come forsennati stanno salvando vite umane. Eppure in un angolo di Palermo, con tutele minime e senza risposte c’è anche chi è stato costretto ad andare a lavorare, senza alcun rispetto della distanza minima, con la sanificazione in loco e con il timore che il numero di contagi esponenziale a stretto contatto con i colleghi possa essere avvenuto proprio lì.