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Cina, dopo 3 mesi liberi di muoversi

Il ritorno alla normalità, per la prima volta nessun decesso.

Questo il titolo del Giornale di Sicilia, oggi in edicola

Allo scoccare della mezzanotte dell’8 aprile una prima auto ha rotto, dopo 76 giorni, l’isolamento di Wuhan: ha varcato il casello ovest della città focolaio del coronavirus.
Inizia così l’articolo di Antonio Fatiguso che racconta la ripresa della vita nella città dove è scoppiato il focolaio che ha poi investito il mondo intero.
Con la rimozione dei check-point e la riapertura dell’aeroporto, in molti hanno lasciato la città dopo un isolamento che durava dal 23 gennaio.
Chi è rimasto in città a iniziato a riprendere vecchie abitudini come andare a mangiare una ciotola di «reganmian», il più popolare e tipico piatto di noodle piccanti della città dalle 100 università e con 11 milioni di abitanti.

Molti hanno ripreso a lavorare con mille precauzioni: prima tra tutte l’app AliPay o WeChat, scaricata sullo smartphone, che dà a ogni residente un codice Qr colorato sullo stato di salute, previa scannerizzazione del documento di riconoscimento: il rosso vale un caso confermato di infezione da sottoporre ad immediato trattamento medico, il giallo esprime un contatto ravvicinato con un caso di contagio (obbligo di quarantena e
divieto di viaggiare), mentre il verde certifica l’assenza di rischi e consente gli spostamenti e il ritorno al lavoro
, scrive Fatiguso.
Il Governo cinese ha sbloccato tutto quando i casi di contagio si sono azzerati a Wuhan e nell’intera provincia non si è registrato nemmeno un solo decesso per coronavirus.
Il pericolo adesso sono i contagi di ritorno, quelli provenienti dall’estero, e dai soggetti asintomatici.
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