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Ignazio Marino: “Il Covid ha riscattato i luoghi comuni sulla Sicilia”

Ignazio Marino “Il Covid riscatta i cliché sulla Sicilia”.
La gente dell’Isola ha risposto bene.
Ho ancora contatti con i miei pazienti dell’Ismett.
Ignazio Marino (di padre acese) è stato fondatore dell’Ismett di Palermo. Ora vive a Filadelfia

Interessante intervista di Emanuele Lauria Repubblica, oggi in edicola, con il prof. Ignazio Marino, cardiochirurgo ma anche vicepresidente della Thomas Jefferson University di Filadelfia dopo l’esperienza da parlamentare e sindaco di Roma. Ora è tornato negli Stati Uniti.
Vi riportiamo alcuni passaggi dell’intervista che potete trovare integralmente su Repubblica, in edicola:
“I luoghi comuni sulla Sicilia sono stati sbaragliati dall’evidenza dei numeri.
I ricordi più cari di Palermo sono legati alle persone. Il direttore amministrativo del Civico, Giovanni Giannobile, determinante nel fondare l’Ismett, gli infermieri che selezionai, donne e uomini straordinari e, soprattutto, i pazienti. Il contatto non si è mai interrotto. Alcuni vennero a trovarmi in Campidoglio e tutti continuano a sottopormi le loro analisi. Una bimba che subì un trauma espatico terribile oggi è una giovane donna che spesso mi chiede consigli. Un’adolescente moribonda per una devastante emorragia, che riuscii a salvare con un intervento al fegato più complesso di un trapianto, oggi è un avvocato madre di due bimbe. Una ragazza che trapiantai due volte di fegato tutt’oggi mi invia, ogni anno, le sue arance. E come dimenticare il contadino settantacinquenne di Caltabellotta? Mesi dopo l’intervento si ripresentò con una bottiglia del suo olio. Quel tipo di riconoscenza è un privilegio raro, impagabile. Non ho ricordi brutti. … la mia amicizia con Leoluca Orlando: siamo diversi ma anche molto simili e mi onora essere annoverato nel suo personale “Repertorio dei pazzi di Palermo”. Senza di essi l’Ismett non sarebbe nato. E ancora mi piace ricordare il forte legame nato a Palermo con due uomini che ammiro moltissimo: Giancarlo Caselli e il generale Roberto Jucci.

Fondai l’Ismett con l’ambizione di realizzare un centro di eccellenza e una guida innovativa per l’Italia. Molti ricordano le polemiche quando nel luglio 2001 trapiantai, per la prima volta, un paziente Hiv positivo. L’Italia dovette cambiare le norme e riconoscere scientificamente corretto trapiantare i sieropositivi. Eravamo una squadra piccola ma affiatata, con Aldo Doria, Salvo Gruttadauria, Augusto Lauro e il miglior anestesista cha abbia incontrato nella vita, Victor Scott. Tutti professionisti straordinari, a cominciare da Aldo, oggi uno dei migliori chirurghi degli Stati Uniti. L’Ismett resta un centro di eccellenza e spero che quello spirito sia rimasto.

Dal punto di vista scientifico e della salute pubblica in Sicilia sono state fatte scelte illuminate, come dedicare alcune strutture esclusivamente ai pazienti Covid-19, limitando il contagio e concentrando le risorse. Il merito è dei siciliani che hanno risposto con grande responsabilità adottando tutte le necessarie misure di distanziamento sociale. I luoghi comuni sul Sud sono stati sbaragliati dall’evidenza dei numeri.”
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