Coronavirus: stadi, dagli ingressi scaglionati alle capienze ridotte: ecco come cambieranno
Tecnologia no touch e termoscanner, ecco il piano per riaprire dopo la pandemia. «Ma gli ultrà dovranno restare seduti»
Un anno. Forse più. Secondo l’epidemiologo americano Zach Binney, della Emory University di Atlanta, gli stadi potrebbero rimanere vietati al pubblico addirittura per un anno e mezzo. A partire da adesso.
Inizia così l’articolo di Carlos Passerini e Arianna Ravelli sul Corriere della Sera che riprendono le parole del prof.americano rilasciate al Times: “Bastano solo pochi contagiati in una folla di 60 mila persone perché ci sia il rischio che accada qualcosa di molto grave”.
Lo conferma il virologo italiano: “A meno di miracoli, dovremo privarci a lungo di questo piacere”.
Mentre il calcio europeo si ferma in alcuni campionati e quello italiano discute cosa fare e aspetta direttive dal Governo, studiosi ed esperti di tutto il mondo riflettono su come sarà andare allo stadio nel dopo pandemia. Ed il quadro che ne viene fuori non è divertente.
Una previsione ha provato a farla Mark Fenwick, uno degli architetti più importanti a livello internazionale, che si occupa della costruzione di tre degli otto impianti del Mondiale di Qatar 2022 , si legge nell’articolo.
Le sue parole: “Controlli, distanziamento, automatizzazione…la riduzione della capienza per aumentare lo spazio fra gli spettatori… il ricorso alla tecnologia no-touch”
Vediamo le possibili norme anche attraverso il grafico realizzato dal giornale:
-Ingresso allo stadio scaglionato con orari prestabiliti
-tifosi sottoposti al controllo della temperatura per stoppare quelli a rischio
-porte senza maniglie che dovrebbero azionarsi ad infrarossi
-tutti i tifosi seduti, inclusi gli ultras, per motivi di spazio
-in atto: occupazione dei posti a scacchiera
-in futuro: stadi con spazi più ampi fra i sediolini
-riduzione della capienza degli stadi del 10%
-seggiolini che possano abbassarsi
-servizi igienici autopulenti con dispenser di sapone automatici
Ma una domanda è inevitabile: quanti potranno permetterselo?
Gli impianti della fase 3 dovranno essere il più possibile automatizzati. Non sarà semplice, perché gli stadi italiani sono per la maggior parte obsoleti, complessi da adeguare. Ma si dovrà fare. Per forza di cose. Altrimenti resteranno vuoti o semivuoti per lunghissimo tempo.
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