Sono tantissime le donne che aspettano con trepidante attesa la riapertura dei negozi di parrucchieria, chiusi dallo scorso 11 marzo a causa dell’emergenza coronavirus. In Sicilia si dovrebbe ripartire il 18 maggio.
In attesa del definitivo via libera abbiamo chiesto a Domenica Cutino, titolare di una parrucchieria di Isola delle Femmine, in provincia di Palermo, come ha vissuto questi mesi di lockdown e come si sta preparando alla sospirata riapertura della sua attività:
“Il mio negozio esiste da 32 anni, avevo solo 18 anni quando l’ho avviato. La parrucchieria è un luogo particolare per tutte le donne, che trascorrono momenti di relax in attesa di farsi belle. Con le clienti si diventa amiche e si parla di tante cose. La chiusura ha messo nei guai tutta la nostra categoria. Non solo sotto l’aspetto economico, ma anche psicologico. Non eravamo abituati a stare a casa, il nostro orario di lavoro è continuativo, dalle 8 del mattino fino alle 18/19, di colpo ci siamo ritrovati a vivere in una situazione surreale.”
“Ci siamo anche sentiti completamente abbandonati dalle Istituzioni. Il famoso bonus mi è arrivato il 5 maggio, ma la richiesta era partita il 1° aprile. Per noi questi 600 euro sono come una goccia nell’oceano. Io comunque mi reputo fortunata perché il locale è di mia proprietà e non ho dipendenti. La mia attività è a conduzione familiare ed il negozio è gestito da me e mio marito. Per cui devo far fronte solo alle altre spese di gestione, ma ci sono colleghi che pagano l’affitto del locale e si sono ritrovati in grandissima difficoltà. Ad alcuni hanno anche staccato l’erogazione del servizio elettrico. Con questa cifra, non si riesce a coprire tutti i costi che mensilmente si devono sostenere.”
Quali criteri di sicurezza dovranno essere adottati per poter riaprire?
“Ancora non è stato ben chiarito come si dovrà operare. Ogni Regione detta le sue direttive e c’è ancora molta confusione. Faccio parte di diversi gruppi social di parrucchieri sparsi per tutto il territorio nazionale. Da quello che ho capito, sembrerebbe che in un negozio fino a 40 mq. con tre postazioni si dovrà togliere quella centrale. Non potranno esserci più di due lavoranti per negozio, una persona per gli shampoo e i lavori tecnici, l’altra per la piega. Naturalmente a debita distanza ed entrambi con mascherina e visiera. All’ingresso di ogni negozio, che sarà sanificato prima della riapertura, dovrà esserci un apposito igienizzante. Ma anche il cliente dovrà indossare la mascherina ed i guanti. Il problema ci sarà nel momento in cui si dovrà fare lo shampoo, perché è inevitabile che la mascherina si bagni. Oppure quando si applicherà il colore sui capelli. Non abbiamo altra scelta che far togliere la mascherina alla cliente mentre si eseguono questi lavori.”
Come reputa le misure restrittive fin qui adottate?
“Ad Isola abbiamo avuto un solo caso di Coronavirus, una signora proveniente dall’Inghilterra il 3 marzo scorso che si era auto-denunciata e posta in auto isolamento dopo essere risultata positiva al tampone. Poi non c’è stato nessun altro caso. A Capaci invece ci sono stati 3 casi, persone venute da fuori, ma nessun contagio tra i residenti. Tutti i provvedimenti a mio avviso sono stati necessari. In particolare adesso. Perché tra di noi ci conosciamo, ma Isola delle Femmine è una zona di passaggio e durante l’anno vengono clienti che non ho mai visto. È giusto prendere precauzioni. Anche se con il caldo che arriva ci sarà da soffrire molto. È stato giusto dunque stare chiusi per tutelare la salute, ma sotto l’aspetto economico si poteva fare di più. Mi aspettavo un aiuto più concreto per noi negozianti. Si poteva procedere ad erogare un contributo economico sulla scorta della nostra dichiarazione dei redditi. Se io a marzo ed aprile avevo dichiarato “tot incassi” in entrata, il riferimento doveva essere quello. Poi, se qualcuno aveva dichiarato meno, fatti suoi. Così invece si è generalizzato e probabilmente ha preso il bonus anche chi non ne aveva diritto.”
Come ha trascorso questi due mesi di quarantena?
“Gestendo un negozio si esce la mattina e si rientra la sera. Per cui non mi ero mai goduta pienamente la mia casa. Costretta per necessità a staccare la spina dal lavoro, con mio marito abbiamo riscoperto la gioia dei valori familiari. Ogni 10 giorni uscivo a controllare il negozio e non avendo trovato nessun tipo di mascherina, ed essendo tifosissima del Palermo, mi sono coperta il viso con la sciarpa rosanero. Adesso però sono prontissima a riprendere la mia attività, anche perché non ci sono altre entrate. Ho già provveduto a rifornire il negozio di tutti i prodotti necessari. Ho un elenco lunghissimo di clienti che scalpitano e che telefonano in continuazione chiedendomi di riaprire. So che alcune colleghe lavorano a casa. Io però ho rifiutato di farlo. Dopo due mesi che siamo chiusi non voglio vanificare tutti i sacrifici fatti. Capisco che la gente per bisogno ha fatto di tutto, ma io riaprirò solo quando mi daranno il permesso di farlo.”
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