Periodo movimentato in casa Palermo causa cambio di proprietà dall’ormai esausto Maurizio Zamparini ad ancora un non chiarissimo Clive Richardson, ceo del Global Futures Sports & Entertainmente Ltd. Nella prima stesura di un possibile organigramma che gestirà la società rosanero c’è anche una vecchia conoscenza del calcio italiano e internazionale, David Platt, il quale si è subito dimostrato entusiasta di questa nuova avventura dicendo:”“È bellissimo venire in Italia. Mi hanno chiesto di venire per dare una mano, non so cosa farò in futuro. La cosa più importante è dare tranquillità alla squadra che sta facendo bene. Miei trascorsi? Non ho mai giocato a Palermo. L’unico legame risale a quando eravamo al Manchester City: volevamo Cavani”.
Nato a Chadderton il 10 luglio del 1966, David Platt inizia la sua carriera nelle giovanili del Manchester United per poi passare all’età di 20 anni al Crewe Alexandra, dove farà notare buone abilità. La sua prima esperienza nel “calcio che conta” la farà all’ Aston Villa, in prima divisione inglese, dove comincerà a vivere profondamente il calcio, esordendo anche in Europa League. Dopo i primi anni in patria inizia la sua avventura italiana; viene prelevato dal Bari per circa 8 mln, dove da trequartista arriva a fine stagione con un ottimo score, su un totale di 29 partite mette a segno 11 reti, di qui 4 in coppa Italia. Dopo la prima ottima stagione in Italia, rimane nel Bel Paese ma sponda Juventus. Non brilla e non convince, nonostante il paragone con Tardelli e la convinzione della piazza; della sua esperienza a Torino riporta solo nel Palmares una coppa Uefa, ma non da lui conquistata.
E’ il momento di cambiare ancora aria ma di rimanere sempre sul territorio italiano, e ci pensa la Sampdoria che investe quasi 8 mln di euro sul cartellino del giocatore, 1 mln in meno a quanto aveva speso la Juventus l’anno precedente. Nella Samp torna a brillare collezionando 72 presenze complessive e 21 reti e la cosa più importante una coppa Italia. A Genova è un trascinatore e probabilmente passa i 2 migliori anni in Italia con la casacca blucerchiata, se non i suoi anni migliori a livello individuale in carriera, nei social ufficili della Sampdoria è descritto come classe pura.
Dopo la parentesi italiana torna a calcare i campi della sua amata Inghilterra nel ’95, con il suo passaggio all’Arsenal. Fece molto bene anche qui, diminuendo un po’ il suo numero di reti ma conquistando nello stesso anno, nella stagione 1997-98, il campionato e la coppa di lega. Totalizza nei tre anni trascorsi ai Gunners 88 partite e 13 gol.
Finisce la sua carriera nel 2001 al Nottingham Forest, dove totalizza solamente 3 presenze.
Oltre ai club bisogna obbligatoriamente ricordare il suo operato con la maglia della sua nazionale, della quale si conquistò la fascia da capitano per 13 partite. La sua avventura da baluardo della sua nazione iniziò con una amichevole contro l’Italia nel 1989, a questa ne seguirono altre fino alla conferma tra i convocati per il mondiale del 1990. Partì dietro i compagni di reparto stazionando in panchina, ma Bobby Robson decise di dargli la grande occasione agli ottavi di finale contro il Belgio, come è finita? 1 a 0 per i leoni con gol al volo proprio di David Platt. Da li la strada si fa in discesa, segna ai quarti nella vittoria contro il Camerun e non sbaglia il rigore in semifinale conto la Germania, mancato errore che ha solo posticipato l’uscita dell’Inghilterra a favore della poi campione del mondo Germania dell’ovest. Nello spareggio per il terzo posto Platt se la deve vedere con l’Italia, nazione che lui conosce benissimo; segna su rigore il gol del pari ma anche sta volta la gioia viene stroncata da uno straripante Totò Schillaci che trova il gol vittoria (articolo su Totò Schillaci). Vanno malissimo gli europei del 1992 per l’Inghilterra, la quale con il nuovo allenatore Graham Taylor non vince una partita e esce subito dalla competizione, unica gioia per Platt è aver segnato l’unico gol della formazione inglese. Con l’avanzare degli anni Platt perde posto nella gerarchie trovandosi davanti compagni nel pieno della loro carriera, infatti nell’europeo casalingo del ’96 perde titolarità e fascia da capitano. Con la nazionale ha totalizzato 62 presenze e 27 gol.
Durante la sua carriera come molti calciatori inglesi è stato criticato, celebre la critica da parte di un giornale inglese quando si trasferì alla juve “Ha i muscoli e il cervello di un criceto”, ma sono anche tanti quelli che lo identificano come una persona tranquilla e distaccata.
Con alti e bassi ha comunque calcato campi a dir poco importanti e ha giocato con giocatori del calibro di: Roberto Baggio, Paul Gascoigne, Ruud Gullit e molti altri ancora.
Ha segnato e ha alzato diverse coppe dimostrandosi un giocatore affidabile e concludente; ora la speranza della piazza rosanero è che lo sarà anche fuori dal campo.
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