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I tifosi rosanero tra ansia e attesa: “La C è nostra, guai a chi ce la tocca”

Palermo

La mancanza di notizie certe sulla ripresa del campionato e sulla promozione preoccupa i sostenitori del Palermo
“Il mese di maggio non ci porta proprio fortuna: anche quest’anno non sappiamo ancora quale sarà il nostro futuro”.

Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola.

Anche loro in attesa. I tifosi del Palermo vogliono sapere come finirà la stagione della rinascita del club rosanero. Quella che nell’immaginario dei sostenitori di Santana e compagni sarebbe dovuta essere una marcia trionfale verso il ritorno fra i professionisti
Inizia così l’articolo di Valerio Tripi che ha raccolto le testimonianze di alcuni tifosi rosanero tra ansia e preoccupazione per una promozione di cui si aspetta l’ufficialità. Ma tutti concordi nel dire che al Palermo spetta di diritto.
Gaetano: “Aspettare senza certezze è snervante e ammetto che nelle ultime settimane comincio ad avere anche paura di un colpo di mano del palazzo per congelare tutta la stagione ed evitare i ricorsi delle escluse”.

Piero: “Siamo in crisi d’astinenza da Palermo; come andrà a finire? Non vedo l’ora di tornare allo stadio, ma mi sa che per un po’ ce lo possiamo sognare. Speriamo che il consiglio federale per una volta prende le decisioni giuste: del resto non si può non tenere conto delle classifiche maturate al momento della sospensione“.

Ferdinando: “Quando tutti i gradi di giustizia ci hanno dato ragione a proposito di quanto accaduto a Frosinone, valeva il principio della situazione cristallizzata nonostante la giustizia sportiva avesse detto che non era stata data una sanzione congrua”

Marcello: “E mi sembra la cosa più saggia ; ci sarà comunque qualcuno che avrà da lamentarsi, ma stavolta non devono essere i tifosi del Palermo. Abbiamo già dato”.

Giada: “Comincio a pensare che maggio non sia proprio un mese fortunato per il Palermo; anche quest’anno non sappiamo quale sarà il nostro futuro, in che campionato giocheremo e che ne sarà del calcio come lo conoscevamo. Ho paura che possa trasformarsi tutto in uno sport più virtuale che reale. L’importante è avere ritrovato una società che ha dato dimostrazione di volere puntare sul senso di appartenenza“.

Salvatore: “Sì, ma poche chiacchiere, ovunque giocheremo servono giocatori forti. I campionati si vincono con programmi chiari e una squadra forte, non con l’appartenenza”.
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