Un vero e proprio terremoto giudiziario, sta sconvolgendo la sanità siciliana. I finanzieri di Palermo, su delega della Procura della Repubblica di Palermo, hanno tratto in arresto 10 persone, indagati a vario titolo, per corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti.
Tra gli arrestati Fabio Damiani, attuale manager dell’Asp di Trapani ed ex responsabile della Centrale unica di committenza che gestiva le gare di appalto a livello regionale. Mentre ai domiciliari è finito Antonino Candela, attuale coordinatore della struttura regionale per l’emergenza coronavirus, ex commissario straordinario e direttore generale dell’Asp 6 di Palermo. e
Candela, diventato negli anni simbolo di legalità per le sue denunce e l’azione contro gli “sprechi” nella sanità pubblica, vive da anni sotto scorta. Secondo l’accusa avrebbe intascato in più trance una mazzetta da 260 mila euro dagli imprenditori che hanno gestito uno dei quattro appalti della sanità siciliana.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini, ha accertato un giro di mazzette per pilotare quattro gare di appalto. In ballo oltre 600 milioni di euro in forniture e servizi. I due dirigenti si sarebbero appoggiati a faccendieri di riferimento.
Dalle intercettazioni sono emersi diversi passaggi di denaro in contante, ma anche il metodo con il quale le mazzette sarebbero state mimetizzate attraverso complesse operazioni contabili instaurate fra le società aggiudicatarie degli appalti e le varie imprese riconducibili ai faccendieri ritenuti legati ai due manager.
“Le spregiudicate condotte illecite – ha dichiarato il generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante provinciale della Guardia di finanza di Palermo – garantivano l’applicazione di un tariffario che si aggirava intorno al 5 per cento del valore della commessa aggiudicata.”
Secondo il colonello Angelini, il quadro emerso è a dir poco allarmante:
“La gestione degli appalti pubblici della sanità siciliana – ha spiegato – appare affetta da una corruzione sistemica con il coinvolgimento, con compiti e ruoli diversi di funzionari e dirigenti pubblici infedeli, faccendieri e imprenditori senza scrupoli disposti a tutto pur di aggiudicarsi appalti milionari.
Indagato a piede libero il deputato regionale Carmelo Pullara, eletto nella lista “Idea Sicilia popolari Musumeci presidente” componente della commissione regionale antimafia e vice presidente della commissione sanità. Accusato di turbativa d’asta, avrebbe sollecitato Damiani ad aiutare una ditta. In cambio Damiani gli avrebbe chiesto aiuto per la sua nomina.
Nell’inchiesta sono rimaste coinvolti imprenditori e manager di aziende molto note del settore delle forniture sanitarie. In carcere è finito l’imprenditore Salvatore Manganaro, facciendere di Damiani, mentre ai domiciliari sono andati Francesco Zanzi, amministratore delegato di “Tecnologie sanitarie spa”; Roberto Satta, responsabile operativo della società; Angelo Montisanti, responsabile operativo per la Sicilia di “Siram spa”; Crescenzo De Stasio, direttore Unità business centro sud di Siran e il faccendiere Ivan Turola.
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