In Serie C i medici stanno attuando una rivolta: persone chiamate a una serie di responsabilità durante l’emergenza coronavirus. E secondo l’assemblea della FIGC anche la terza serie dovrebbe finire la stagione, oltre che a Serie A e B.
Ne parla a CalcioToday il prof. Enrico Castellacci, ex responsabile sanitario della Nazionale e presidente de L.A.M.I.C.A (Libera Associazione Medici Italiani Calcio):
“Non c’è dubbio che la Lega Pro non possa ripartire. Abbiamo avuto la richiesta di farci portavoce di tutti i medici della Serie C nostri associati che sono in agitazione dopo la decisione della Federcalcio di far continuare il campionato. Il protocollo non può assolutamente essere recepito. In primis c’è il problema della reperibilità dei tamponi e dei reagenti, peraltro con costi insostenibili per i club. Se viene trovato un positivo anche il gruppo squadra deve essere isolato e nel giro di 24 ore bisogna trovare una struttura in cui potersi anche allenare. Impossibile per una società di Serie C sotto il profilo economico e logistico. Terzo, non esiste che il medico sociale abbia la responsabilità civile e penale.
La circolare dell’Inail riguarda i responsabili delle società non i medici sociali che sono professionisti. Non c’è stato nessun alleggerimento per i dottori. Noi abbiamo chiesto la condivisione del rischio, quindi della responsabilità, con le diverse componenti del gruppo squadra. Peraltro i medici sociali della Lega Pro non lavorano a tempo pieno nei club, quindi non potrebbero essere al servizio completo come sostanzialmente richiede il protocollo. Alla luce di tutti i problemi elencati, mi dice come può essere seguito questo protocollo? Adesso possono essere tante le azioni. Lo valuteremo nel momento in cui la Figc respingerà le istanze dei medici. Quest’ultimi potrebbero arrivare anche alle dimissioni”.
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