“Serve l’aiuto di tutti, di tutta la città, ognuno come può. Ma spero arrivi un principe rosanero a salvare il Palermo”. Dario Mirri – 19 febbraio 2019 – Mercato SanLorenzo.
Ultimi mesi di una lunga e lenta agonia che da lì a poco avrebbe portato al fallimento del Palermo calcio targato Maurizio Zamparini. La Società di Viale del Fante era tornata nelle mani di Daniela De Angeli, braccio destro dell’imprenditore friulano, e di Rino Foschi dopo la disastrosa parentesi che aveva visto al comando del club rosanero la “Global Future Sports” capitanata da Clive Richardson, Dean Holdsworth, Emanuele Facile, Maurizio Belli e Davide Platt, che in realtà aveva avuto il ruolo di semplice comparsa.
L’ U.S. città di Palermo, in piena corsa per la promozione in serie A, era a rischio penalizzazione, servivano 2,8 milioni di euro per pagare gli stipendi ai giocatori e tecnici. La somma arrivò, sotto forma di sponsorizzazione pubblicitaria da parte della Damir. Dario Mirri con il suo gesto permise al Palermo di respirare.
Servì a poco, il destino dell’U.S. Città di Palermo era già segnato. Dopo una girandola di personaggi che avevano bellamente preso in giro la città e i tifosi (Arabi, Cascio, Baccaglini, Follieri, Inglesi) a Palermo arrivarono i fratelli Tuttolomondo. Con somma scelleratezza la De Angeli e i suoi consiglieri consegnarono ad Arkus, Pistilli e Lucchesi la società. Nel giro di pochi mesi, dopo un’interminabile sequenza di bugie, misfatti e verità nascoste che gridano giustizia, il Palermo non venne iscritto al campionato e cessò di esistere.
In quel periodo, nessuno tese una mano. Gli avvoltoi banchettavano sul cadavere. L’ex presidente del Venezia Tacopina, grazie al fallimento della società rosanero, salvava la sua squadra dalla retrocessione.
Il calcio a Palermo era finito, morto! Un’altra volta, come nel 1986. Si doveva ripartire dalla serie D, ma serviva un principe rosanero per ricominciare di nuovo.
Nessun’altro al mondo poteva essere più principe rosanero di Dario Mirri, un pazzo sognatore, innamorato di un sogno chiamato Palermo. Con DNA rosanero nel sangue e folle abbastanza da poter sfidare tutto e tutti per restituire dignità e speranza ad una tifoseria umiliata e ferita. Ma anche saggio da sapere che avrebbe trovato molti ostacoli, che i veri tifosi del Palermo non sono i 45.000 che andarono a Roma per la finale di coppa Italia del 2011 e che nessuno è profeta in Patria.
Palermo è una città strana, da sempre c’è una parte di popolazione pronta a stendere tappeti rossi a chi arriva per dominare, incline a chinarsi al padrone di turno ed a credere alle favole. Baccaglini, ad esempio, fu accolto come il salvatore della Patria. Memorabili i suoi discorsi senza senso e la gara dei selfie. Indimenticabili anche gli striscioni per Cascio, per Follieri e gli osanna per Arkus e Pistilli che resteranno nella storia.
Oggi, purtroppo, ritornano vecchi fantasmi del passato. Questa grave crisi che si è aperta nella nuova società, ha nuovamente spaccato la tifoseria. Chi sta fomentando questa guerra sicuramente non vuole bene al Palermo. In serie C la squadra, chiaramente, fa gola a tanti.
E fare il piacione su facebook interagendo con i tifosi, sicuramente è una strategia che paga. Ma l’esperienza di Baccaglini, Facile, Follieri, Salvatore Tuttolomondo, qualcosa avrebbe dovuto insegnarla. Spesso chi grida più forte non ha ragione. E delicate faccende societarie non si discutono su un cortile chiamato “facebook”.
Forse è legittimo pensare che qualcosa di più complicato c’è dietro ad un “semplice” comunicato social e che la verità magari la si conoscerà dopo e che adesso serve pazienza e lucidità. Magari andare a rivedere qualche video di Salvatore Tuttolomondo mentre mostrava le carte ai giornalisti dell’iscrizione e diceva che non era preoccupato, potrebbe aiutare a non dare giudizi affrettati.
Dario Mirri è stato attaccato dal primo giorno che è diventato Presidente del Palermo: per il logo, per il colore del pullman, per come aveva dipinto il muro del Barbera, per le maglie e di essere persino juventino. Tanti motivi futili che lasciano intuire che dietro possono esserci motivi personali.
Adesso qualcuno sta cavalcando l’onda dei tifosi che giustamente vogliono capire cosa sta succedendo ed i motivi reali di questa crisi. Presto si capirà tutto, questo è sicuro. Ma resta l’amarezza di una città incapace di imparare dagli errori passati, che nel passato ha permesso a persone senza scrupoli di schiacciarci senza pietà e che continua a fare karakiri emettendo sentenze senza conoscere ciò che realmente sta accadendo.
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Mirri quando l’anno scorso ha sponsorizzato il Palermo non l’ha fatto con lo scopo romantico di salvare la società ma perchè aveva fiutato l’affare ( 2 anni d’esclusiva sul merchandiser) che in serie B o la A( eravamo primi in classifica)sono tanti euro…, dopodichè è vero il Palermo è fallito ed ha perso quell’investimento ma in estate il sindaco gli ha regalato una società con un bacino d’utenza enorme spendendo 4 spiccioli e se riesce la scalata in serie B può rivendere la società guadagnandoci anche una 20 di milioni, perciò finitela di definire Il presidente Mirri il salvatore della patria perchè come qualsiasi imprenditore al mondo il suo unico scopo è il profitto.
Ottimo pezzo. Condivido in pieno. Spiace dirlo ma chi fa certe dichiarazioni non vuole il bene del Palermo.
Bellissimo articolo. Brava Cettina ????
Ti ricordo amico mio Da buon palermitano come te mi auguro, che attualmente meglio (u tintu canusciutu’ ca u’ tintu a canusciri) quanto meno lui e stato pronto a metterci la faccia, altri sono tutti fantomatici miliardari e poi la storia ci ha insegnato che erano solo truffatori.
Msk, ti volevo informare che non conoscendo tu la famiglia Mirri, che il passaggio da 20 milioni per loro non sono niente..perché hanno un patrimonio familiare finanziario, che questo importo per loro è bruscolini..