A due settimane dalla riapertura, qual è lo stato di salute delle imprese del commercio e dei servizi di mercato? Uno studio di Confcommercio rileva che l’80% delle attività di questo settore hanno riaperto e il 73% di queste sono bar e ristoranti. A conferma, di quanto sia grande la difficoltà delle imprese impegnate nei consumi fuori casa. Il 30% di queste attività riaperte, rischiano comunque di chiudere definitivamente a causa della scarsa liquidità e dell’eccesso della tasse.
Lo studio (portato avanti da Confcommercio in collaborazione con Swg) rileva altresì la percentuale della perdita dei ricavi in questi due/tre mesi di interruzione lavorativa: dal 50 fino al 70%. Chi ha ricevuto aiuti dallo stato? Il 44% delle imprese ha ricevuto indennizzi, come il bonus di 600 euro, ma rimane bassa la percentuale di chi ha ricevuto cassa integrazione.
A cosa sono dovute le mancate riaperture? Nella maggior parte dei casi questo scenario si è presentato per mancata possibilità di rispettare il protocollo di sicurezza. Le attività che fortunatamente sono riuscite ad ottenere la riapertura non hanno avuto invece particolari problemi in tal senso. Sebbene, ci sia stato qualche problema “tecnico” in più nella seconda settimana delle così detta fase 2.
I molti gestori e imprenditori intervistati confermano dei giudizi negativi già nella prima settimana successiva al lockdown. Nella seconda settimana il risultato è ancora peggiore: il 68% degli imprenditori ha dichiarato che lo stato di salute dei ricavi è di molto inferiore alle aspettative (queste già non erano alte a dire il vero). In quasi tutte le attività riaperte, come già accennato, la percentuale di perdita dei ricavi supera il 50%, ma la situazione è particolarmente disperata per bar e ristoranti che raggiungono, secondo lo studio, il 70%.
L’Italia che riparte lo fa con grande difficoltà…
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