Buon compleanno, Javier. Oggi è il giorno del trentunesimo compleanno di Javer Pastore, fantasista della Roma. Ma nella Capitale non sono in tanti a ricordarsi di questa data: l’argentino, infatti, finora non ha incantato come fatto nelle sue esperienze passate, lasciando perplesso più di qualche tifoso giallorosso in merito al suo effettivo valore.
Il suo effettivo valore i palermitani lo conoscono bene: Pastore non ha bisogno di presentazioni a Palermo. L’argentino ha incantato il palcoscenico del Renzo Barbera per ben due anni con le sue giocate, i suoi dribbling e la sua classe. Sarebbe probabilmente troppo riduttivo racchiudere la vita calcistica di Pastore a Palermo richiamando ad una partita invece che ad un’altra.
Perché Javier a Palermo è stata pura poesia. Il suo tocco palla era una garanzia, la sua classe illuminava ogni giocata offensiva del Palermo, la sua fantasia lo rendeva imprevedibile per gli avversari e per i tifosi stessi, pronti a galvanizzarsi davanti all’ennesima giocata spettacolare dell’argentino.
Javier è arrivato a Palermo poco più che ventenne, e tutti noi abbiamo di lui il ricordo di quel ragazzo fragile, esile ma così alto, che mostrava di avere un talento da far paura, così grande da non essere talvolta nemmeno compreso da parte di alcuni tifosi, i quali erano pronti a bocciarlo e criticarlo nel suo periodo di ambientazione nel calcio italiano.
Javier, va ribadito, è pura poesia. Oggi la poesia non esiste più tra le gambe dell’argentino: sembra che sia andata persa quella magia, quell’estro e quella fantasia che ha illuminato il Barbera e non solo. Probabilmente, però, la poesia non è andata persa: la poesia probabilmente è diventata prosa, nella stanchezza di una carriera che non riesce più a brillare come nei primi anni, in una gabbia tattica che non lo esalta, negli attimi in cui non riesce a recitare con le proprie giocate la metrica corretta per illuminare d’immenso gli spalti. Forse la poesia di Javier ha soltanto bisogno di tornare ad essere apprezzata, letta, amata incondizionatamente. Ma forse a Palermo questo risulta più facile che altrove.
Tanti auguri Javier, che la poesia possa tornare a far risplendere i campi che solchi, in mezzo a chi sa dettare soltanto la prosa della tattica.
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