L’immagine di un parco e di verde pubblico negato ai palermitani, per colpe mai pienamente pagate.
Il Parco Cassarà da anni rimane chiuso ai cittadini a causa delle tracce di amianto rinvenute al suo interno e che dovevano essere rimosse, da qui l’indagine del tribunale di Palermo per stabilirne colpevoli, in termini di mancanze e iter burocratici troppo lunghi.
La notizia di oggi forse è un’altra batosta, come riporta Repubblica: il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Palermo, Michele Guarnotta, ha assolto l’architetto dirigente del Comune di Palermo, Vincenzo Polizzi, difeso dagli avvocati Roberto Mangano e Maria Luisa Martorana, e gli imprenditori Francesco e Filippo Chiazzese.
Le accuse andavano dal falso ideologico al disastro doloso. La struttura, intitolata al vicequestore ucciso dalla mafia, sorge nella vastissima area compresa tra la presidenza della Regione e l’Università di Palermo: abbandono e incuria, hanno caratterizzato il luogo.
Il Parco è rimasto a lungo sequestrato in attesa di rimuovere amianto ed altri materiali pericolosi. Proprio per i lavori diretti a eliminare le sostanze nocive era stata aperta una inchiesta e i tre imputati avevano chiesto e ottenuto il rito abbreviato.
I legali di Polizzi hanno dimostrato, secondo quanto riporta Repubblica, che l’architetto non si è reso responsabile di alcuna falsa attestazione, né del disastro doloso. I Chiazzese erano stati gli esecutori dei lavori, mentre Polizzi era responsabile unico del procedimento per la realizzazione del Parco urbano.
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