La serie C è un campionato a parte, un vero e proprio girone infernale in cui ogni squadra sa quando entra ma mai quando uscirà. Le società investono e cercano di consegnare all’allenatore quei giocatori che possano contrastare le out-siders dell’anno, perché nulla sembra così scontato. Conta poco il bel gioco, i soldi investiti, quanto una seria organizzazione.
E se si va a ritroso negli anni, soprattutto nel girone meridionale che sembra da sempre il più difficile da affrontare per via delle molte squadre blasonate che vi transitano, non sempre vince la squadra che alla griglia di partenza è ritenuta la più forte. Cos’è allora che ha determinato in passato la vittoria del campionato nel girone C? Quanto conta l’allenatore, colui che traghetta la squadra, è importante che conosca la categoria?
E’ più la dea bendata che a volte fa il suo corso? O sono sempre le scelte oculate di una società ad avere la meglio?
A partire dall’anno 2014/2015, quando a vincere il girone C fu la Salernitana. Una squadra che ci aveva provato anche negli anni precedenti senza riuscirvi. Aveva nel girone anche il Benevento e squadre blasonate e doveva affrontare già dall’inizio dell’anno questioni intricate in società. Scelto Gregucci come tecnico iniziale, egli abbandona prima dell’inizio del campionato, passando alla Casertana. Giunge così Mario Somma, che però per diverbi con la società non resiste nemmeno una settimana. E così da agosto giunge Leonardo Menichini.
Questi problemi non facevano presupporre un campionato di vertice; i granata cominciano a crederci solo dopo Novembre quando raggiungono la vetta per non lasciarla più. Il caso sembra aver prevalso in questa circostanza.
L’anno successivo è il Benevento ad avere la meglio: un tecnico esperto viene scelto come guida tecnica. Auteri. Uno dei nomi che ancora oggi rimbalza come in pole position per sostituire Vivarini al Bari. Tecnico esperto e una squadra di livello con nomi che calcheranno in seguito palcoscenici più grandi come Lucioni, Ciciretti, Troiani ect.. fanno sì che la squadra campana possa agilmente vincere il campionato. Una preparazione oculata e meticolosa.
La Serie C alla siciliana riporta i derby
Un caso altrettanto particolare è quello del Lecce: l’allenatore designato per la stagione si dimette per motivi personali, ovvero Rizzo. Non un grande nome, esperto della difficile categoria. Viene scelto ad interim Primo Maragliulo, per poi affidare definitivamente la panchina a Fabio Liverani, l’ex centrocampista rosa-nero veniva dalla sola esperienza con la Ternana in serie B con cui aveva ottenuto la salvezza. Eppure il Lecce quell’anno sorprese tutti, divenne campione d’inverno, racimolò vittorie su vittorie con 22 risultati utili consecutivi e venne promosso in B ad una giornata dalla fine.
Palermo, per la C serve un pieno di esperienza
Anche il Foggia, dopo avere esonerato De Zerbi nel 2016/2017, affidò le sorti del suo campionato a Stroppa, che ai tempi non aveva sicuramente l’esperienza che certamente adesso può contare, avendo portato oggi in A il Crotone.
Stesso discorso per la Juve-Stabia dello scorso anno capitanata da Fabio Caserta, oggi conteso da moltissime squadre in B e in C, e che due anni fa fece un’autentica impresa.
Discorso diverso bisogna invece intraprendere per la Reggina di quest’anno: una squadra che ha investito tanto sia sulla squadra che sull’allenatore. Toscano infatti conosce bene la categoria avendola vinta nel 2012 con la Ternana e nel 2015 con il Novara e i risultati sono stati eccellenti. La squadra allestita è stata di alto livello. E le due combinazioni portano a grandi risultati.
E’ quindi fuori di dubbio che un tecnico che conosca la categoria e giocatori abili e capaci possano essere un’arma fondamentale per la vittoria del campionato ma la legge del calcio e la memoria dimostrano che non sempre bastano queste variabili.
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