Gianni Ricciardo, ex attaccante del Palermo, torna a parlare della società siciliana e del suo passato trascorso in rosanero. Nel corso di un’intervista rilasciata a Sport19 l’attaccante del Seregno tocca vari punti, tra cui la differenza di categoria tra Serie C e Serie D e la mancata riconferma in Sicilia.
IL BOMBER
“Al Palermo purtroppo manca un attaccante da 15 gol a stagione, così come, invece, ha a disposizione il Bari. La squadra non è scarsa ma ci vuole forse un po’ di tempo per ritrovar fiducia. Nonostante i giocatori arrivati abbiano giocato in piazze importanti, per affrontare il calcio a Palermo ci vuole anche un carattere particolare, oltre alle qualità tecniche. Io sono del parere che una squadra vincente ha già raggiunto un certo equilibrio a livello di gruppo e di mentalità. Parliamo di categorie differenti, ma la differenza fra la C e la D non è pazzesca. Ritengo che se tieni una “base” che ha vinto, e aggiungi 5 o 6 elementi, fra cui una punta importante o altri tasselli nei vari reparti, non puoi che fare bene”.
L’ADDIO
“Inutile dire che in rosanero mi sarebbe piaciuto rimanere a vita. Non pretendevo di restare dopo la promozione dello scorso anno ma credo che avrei potuto dare il mio apporto. Conosco già la piazza, la gente e le pressioni, sarei stato avvantaggiato. La linea di ricreare ex novo o quasi un organico, non ha mai dato grandi risultati, e posso dirlo sulla base di esperienze personali”.
MISTER BOSCAGLIA
“Il mister lo conosciamo tutti. È un tecnico molto forte, ed ha dimostrato alla perfezione di saper vincere in Serie C. Ma purtroppo in momenti come questo, in cui la squadra non sta facendo bene tutti devono essere messi in discussione, a partire dallo stesso mister. Nel calcio ogni anno si azzerano i valori. Anche se vinci la Champions e l’anno dopo vai ad allenare in B, devi dimostrare il tuo valore”.
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Alla fine se dovevano sostituire il centravanti con Saraniti poteva tranquillamente rimanere uno fra Riccardo e Sforzini.