Il caso – L’indagine della Guardia di Finanza.
Bancarotta per gli ex padroni del Palermo. Arrivati come salvatori, secondo l’accusa svuotarono le casse.
Questo il titolo della Gazzetta dello Sport, oggi in edicola.
Il suo «Mi vedete preoccupato?» adesso avrà un fondamento concreto. Era la frase di cui faceva sfoggio poco più di un anno fa Salvatore Tuttolomondo durante i mesi convulsi che portarono alla mancata iscrizione del Palermo al campionato di B e poi al successivo fallimento.
Inizia così l’articolo di Fabrizio Vitale che sottolinea come adesso i fratelli Tuttolomondo qualche motivo per essere preoccupati lo avranno.
La Procura li accusa infatti di bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio e reimpiego, falso e ostacolo alle funzioni della Covisoc.
E dire che, scorazzando con il loro Van scuri per la città, si erano presentati come i salvatori della patria, di un club stretto fra i debiti che loro, con le abili capacità gestionali di Arkus Network, avrebbero risollevato.
Nubi di fumo gettate in faccia alla piazza, come poi dimostrato dalla mancata iscrizione al campionato per non aver prodotto una fideiussione di 800 mila euro, scrive Vitale.
Un piano preciso e mirato: prendere un allenatore del calibro di Marino, ingannandolo con l’aiuto di Lucchesi che aveva solo l’obiettivo di lucrare sul Palermo. Un disegno perverso e preciso: prima puntare ai 40 milioni in caso di promozione, poi svanita questa opportunità cercare di iscriversi al campionato mascherando lo stato di insolvenza tramite compensazioni di ingenti debiti fiscali con crediti tributari inesistenti, scrive Vitale che sottolinea il tentativo di effettuare azioni illecite come ad esempio far credere effettuati i pagamenti degli stipendi di calciatori e dipendenti per arrivare, sostiene la Procura, a svuotare le casse di 341 mila euro.
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