La favola di mister Baldini, ex allenatore rosanero, non termina. Anzi, forse, è appena iniziata. Silvio Baldini, 60 anni ha guidato squadre come Chievo, Parma, Lecce, Palermo, Catania. È stato protagonista di una magica promozione nella massima serie con l’Empoli. Silvio adesso è tornato lì dove si era rivelato a metà degli anni ’90. Nella sua città, dove non prende lo stipendio e la sua squadra, con i veterani Maccarone e Tavano, frequenta le zone alte nel girone A della serie C. Adesso un primato in più: ha deciso di allenare una squadra rinunciando a stipendio e buonuscita da 500 mila euro in caso di esonero, che per gli allenatori non è una cosa a cui si assiste con frequenza. Intervenuto pochi giorni fa ai microfoni del Corriere.it, mister Baldini ha voluto spiegare le motivazioni di certe scelte, ha raccontato del rapporto con suo padre e ha, infine, lanciato uno sguardo al futuro.
«Sono un uomo libero. Non sono schiavo del denaro. Ho una pensione e mi basta e non voglio condizionamenti. Alleno con il cuore – risponde – non con i soldi».
Baldini è infatti figlio di un cavatore che lavorava sulle montagne di Michelangelo: «Ogni giorno si faceva quattro ore di cammino per andare in cava – ricorda Silvio – e mi ha insegnato tante cose. La più importante è l’amore verso gli altri. Da bambino mi raccontava che, braccato dai nazisti, scappava insieme a un cieco. Faceva freddo e si rifugiarono in un canale ghiacciato per riscaldarsi, si abbracciarono, credevano di morire ma lui in quell’abbraccio ci vide quello di sua madre e si fece coraggio. Quel gesto sconfisse la paura. Si salvarono».
Quando il calcio diventa favola. Silvio racconta che quell’insegnamento ha sempre cercato di metterlo in pratica nella vita e nello sport. Sia quando era studente sia da allenatore. «Ai miei giocatori voglio bene come figli – dice – e mi farei ammazzare per difenderli. Una volta ho rischiato grosso. A Lecce, dove un gruppo di ultrà voleva usare prepotenza contro un calciatore. Erano una settantina, gli sono andato incontro urlando di prendersela con me, perché se avessero fatto qualcosa a lui sarei diventato un cacciatore di taglie, li avrei rincorsi e trovati ovunque. Se ne andarono».
Sulla sua vita privata «Mia moglie Paola è il regalo più bello del destino. Le chiedo sempre come ha fatto a resistere tanti anni con uno come me pieno di difetti. Mi ha risposto di essere innamorata proprio dei miei difetti. Abbiamo tre figli grandi: Valentina, Mattia e Niccolò di cui sono orgoglioso».
Il sogno nel cassetto e il futuro «Portare la Carrarese in serie A – risponde – e fare il pastore. Che bello stare lì con gli animali tra le montagne leggendo un bel romanzo di Rigoni Stern o di Bambaren e magari riuscire a sentire la presenza di Dio».
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