Argentino di nascita, il suo sogno era ripercorrere le orme dei grandi calciatori come Crespo e Batistuta. Al Benfica ha vissuto sulle spalle di giganti come Rui Costa, ed adesso il presente si chiama Sant’Agata, in Sicilia, dove il bomber argentino Guido Ezequiel Abayian vuole rinascere.
Nell’edizione odierna di Repubblica, racconta la sua storia: Mio papà è stato un calciatore, oggi è professore di educazione fisica, ma non ha mai lasciato il mondo del pallone. Ho iniziato con lui, fino a quando a 16 anni ho deciso di lasciare casa per inseguire il mio sogno. Dopo aver fatto tanti provini ho giocato nel settore giovanile del Bordeaux, poi sono stato preso dal Benfica, e lì ho fatto tutta la trafila fino alla seconda squadra. Ricordo ancora gli allenamenti con calciatori del calibro di Rui Costa, Di Maria, David Luiz e Coentrao“.
Da lì la carriera giramondo del centravanti argentino, dal Portogallo, al Cile, alla Bulgaria, all’Uruguay, persino una National League vinta a Gibilterra con il Football Club Lincoln. Oltre 100 i gol, sino all’approdo in Italia: “Ho vissuto esperienze bellissime, sono cresciuto e sono stato forgiato da grandi allenatori. Su tutti l’uruguagio Julio Ribas, padre di Sebastian, ex attaccante dell’Inter. Ma il sogno è sempre stato quello di giocare in Italia. Il mio bisnonno era italiano, di Lucca, e da quando ero bambino in famiglia mi hanno sempre parlato dell’Italia. In Uruguay ho conosciuto un agente che mi ha proposto di giocare in serie D, nella Cittanovese. Così senza pensarci due volte sono partito con mia moglie Florencia e mia figlia Olivia che oggi ha 5 anni“.
Una stagione indimenticabile per il “Tanque” chiamato così per via del fisico, 10 i gol e ben 8 gli assist, e poi la chiamata del Savoia: “Il Savoia voleva vincere il campionato,
doveva essere la stagione della consacrazione, ma dopo 2 partite sono stato costretto a fermarmi per un’ernia, perdendo un anno intero. Sono tornato in Argentina per operarmi e
fare la riabilitazione, ho parlato tanto con la mia famiglia, e sapevo che non potevo e non dovevo arrendermi. Volevo tornare in Italia, e vincere. Dovevo farlo per me, per la mia famiglia, e per un “angelo custode” che mi guarda dal cielo. Il mio amico Emiliano“.
Il ricordo di Emiliano Sala, grande amico di Abayan, morto in un incidente aereo il 21 gennaio 2019: “Ci conoscevamo da una vita. Abbiamo giocato insieme in Argentina, nel
Benfica e nel Bordeaux“.
Poi la grande occasione con il Sant’Agata: “Qui ho trovato una seconda famiglia, ho legato con tutti da subito». E sono già 3 i gol in 5 giornate: “Non so cosa mi riserverà il futuro, ho 31 anni e la Sicilia può rappresentare il mio trampolino di lancio“.
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