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Tacopina e il Catania: “Siamo costretti a recedere dal contratto firmato a gennaio”

Tacopina Catania

Catania – Tacopina si tira fuori dal closing… al momento

In campo una squadra che vola, fuori invece che zoppica vistosamente e mette a rischio la sua stessa esistenza. Il futuro del club etneo, che sembrava assicurato con l’intervento di Joe Tacopina, adesso torna ad essere nebuloso perchè l’avvocato americano si mostra insoddisfatto da quanto fatto da Sigi che, da parte sua, non sembra avere le forze per andare avanti da sola.

A gennaio Tacopina aveva firmato un contratto preliminare con l’impegno di arrivare al closing se e solo se si poteva ridurre il debito attraverso un accordo ed una transazione con Agenzia delle Entrate e il Comune di Mascalucia, i due enti che avanzano tantissimi milioni di euro.

Le dichiarazioni di qualche giorno fa

“Prendo il club solo se c’è l’accordo transattivo con Agenzia delle Entrate e Comune di Mascalucia. Ho già fatto il mio e attendo documenti ufficiali per chiudere”, aveva detto chiaramente Tacopina qualche giorno fa

Ad oggi nulla di tutto questo e il previsto closing è saltato. Tacopina non si tira definitivamente fuori ma in una sua lunga lettera mette delle condizioni precise e si dichiara costretto a recedere dal contratto firmato a gennaio. Ed anche legalemente potrebbe tirarsi fuori senza conseguenze. Vi riportiamo qualche passaggio della sua lettera:

Con Giacomo Filippi il Palermo sarebbe potuto arrivare almeno quarto

“Molti giornalisti e tifosi mi hanno scritto chiedendomi di dare un segnale, dunque anche se avevo scelto il silenzio per permettere a SIGI di lavorare senza pressione, ora è mio compito ed è quasi mio dovere chiarire alcune informazioni non accurate che ho letto sugli organi di informazione, nel corso delle ultime settimane, a proposito del closing per l’acquisizione del Calcio Catania…

Dopo molti mesi di negoziazioni, abbiamo firmato il contratto preliminare nel gennaio 2021. La chiusura dell’accordo, come noto, era prevista per il 26 febbraio. Ero pronto a chiudere in tale data e avevo dato prova di possedere i fondi necessari, come richiesto dal contratto; SIGI non era pronta ed in grado di procedere, in quella data, perché non possedeva i molti documenti richiesti, incluse le fondamentali certificazioni attestanti la riduzione del debito. Abbandonare il progetto sarebbe stato nel pieno dei miei diritti legali ma non lo feci per amore della squadra, della città e dei tifosi.

La proroga di 60 giorni

Diedi conseguentemente a SIGI, un’estensione di 60 giorni di tempo fino al 26 aprile, nuovo termine in chiave closing. In aggiunta e con grande volontà di collaborare, mi sono successivamente impegnato al fianco di SIGI per garantire il pagamento degli stipendi e il rispetto di altre scadenze, inviando 800.000 dollari. Si è trattato di un grandissimo rischio personale, non essendo proprietario del Calcio Catania, ma l’ho affrontato senza esitare perché amo la città e la squadra e perché desidero mantenere vivo il club.

Dieci giorni prima della chiusura del 26 aprile, è ovvio in questo genere di negoziazione, era assolutamente necessario ricevere tutti i documenti, a riprova che tutte le 12 condizioni del contratto erano state raggiunte. Non ho ricevuto questi documenti da SIGI nè il 16 aprile nè il 26 aprile: riconosco l’impegno e non dubito della volontà ma sul piano economico e giuridico, in base al contratto, era necessario produrre gli atti, non le rassicurazioni.

Io e il mio gruppo di lavoro abbiamo ricevuto email informali con vari aggiornamenti sulle situazioni pendenti, segnale apprezzabile ma insufficiente: ancor oggi non abbiamo i riscontri ufficiali, fondamentali e ineludibili, per chiudere. Si tratta, in particolare, di documenti necessari al tribunale per approvare il piano di riduzione del debito, che è fondamentale per l’iscrizione al prossimo campionato.

La riduzione del debito

Anche per quanto riguarda la riduzione del debito da parte degli organismi regionali competenti, non abbiamo ancora ricevuto nessun documento formale, solo una email informale da parte di SIGI: nella stessa, viene affermato che la riduzione ci sarà ed è certamente un elemento molto importante, ma al contempo si sottolinea la necessità dell’approvazione della sede dell’Agenzia delle Entrate di Palermo, non ancora ottenuta.

Una delle principali ragioni per la quale volevamo chiudere e prendere controllo del Calcio Catania da subito è la necessità di programmare i cambiamenti relativi alla prossima stagione, sia nel settore sportivo che in quello manageriale, ma i continui rinvii non rendono più possibile questa pianificazione. Se ci sarà un closing, a questo punto, potrà verificarsi soltanto dopo la fine del campionato.

SIGI non soddisfa le clausole

Non essendo SIGI riuscita a soddisfare in tempo, nelle due circostanze citate, le clausole contrattuali sostanziali, ed essendo così tecnicamente impedita la chiusura, siamo infine costretti a recedere dal contratto firmato a gennaio.

Nonostante il fatto che ancora una volta io abbia pieni diritti legali di abbandonare il progetto completamente, questa è l’ultima cosa che voglio fare e sono fiducioso di poter negoziare un nuovo accordo con SIGI, con date e scadenze più realistiche e comunque aggiornate alla luce della burocrazia.

I termini del contratto dovranno essere modificati in base alla nuova situazione, vista la mancata chiusura nelle date previste.

Questo dipenderà tutto da SIGI e dal suo lavoro, che seguo con rispetto e attenzione, ma voglio essere chiaro sul fatto che ho passato 8 mesi viaggiando ogni volta che era necessario verso Catania e ho investito quasi un milione di euro in costi e spese, cercando di chiudere questo accordo.

Sarei veramente deluso e rammaricato se questo accordo per l’acquisizione del Catania non si concludesse positivamente. Sono ancora a disposizione e sto lavorando con SIGI ed i suoi rappresentanti, sto facendo tutto ciò che è in mio potere per fare in modo che l’accordo si firmi.

Forza Catania sempre, JOE TACOPINA

 

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