E’ diventato il nuovo direttore generale dell’Acr Messina, e l’accoglienza dei tifosi non è stata delle più calorose, proprio per i ricordi legati alla sua ultima apparizione in giallorosso.
Ospite della trasmissione di “Antenna Giallorossa” su Rtp, ha parlato così del suo nuovo percorso con i peloritani appena cominciato, Pietro Lo Monaco:
“L’Acr riparte dai professionisti e sta costruendo una realtà che possa ambire a traguardi che in passato sono stati nel Dna di questa realtà. Il presidente Pietro Sciotto mi ha garantito un Messina solido, forte, che possa ambire nel medio tempo, in tre o quattro anni, a traguardi importanti. In C se sei bravo a gestire ci rimetti un milione, un milione e mezzo. Se sei in B fai “zero a zero”. In A se sei bravo fai i soldi ed è l’unica categoria che fa sognare la gente”.
Poi esiste anche la possibilità di fare qualche plusvalenza, è il caso del Palermo con Lorenzo Lucca e il talento sbocciato in C, che magari giustifica i contratti pluriennali gestiti dal Messina:
“È un caso a parte, un giovanissimo con caratteristiche che non hanno tanti, che ricopriva un ruolo appariscente. In C è difficilissimo che tu possa riuscire a fare mercato con i calciatori. Bene ha fatto il Palermo a commercializzarlo. Questi proventi comunque contribuiscono in un bilancio ma non incidono in modo risolutivo”.
La scelta della società è stata quella di non confermare la rosa precedente:
“L’affetto purtroppo non porta nulla nel calcio. Un buon giocatore di D quando si misura con la C comprende tutte le difficoltà. Lo stesso vale per chi è in C e guarda alla B. Si è scelto di resettare tutto, anche se vincere un campionato non è mai facile. Si è deciso di non tenere nessuno e si è creata una rosa totalmente nuova. Anche lo staff tecnico è stato rinnovato, come tutto il gruppo di lavoro. La vera anomalia è che si è fatto in appena venti giorni. Abbiamo lavorato bene, non abbiamo trovato nulla. Non c’erano più neanche le magliette”.
Un tema importante è quello che riguarda la riforma:
“La riforma di C ci sarà, è un cavallo di battaglia del presidente Gravina, che ha un grande consenso. Verrà poi attuata dall’anno successivo e può soltanto portare cose buone. La C a 60 squadre senza aiuti e introiti è difficile da affrontare. In C hai la paga del soldato semplice ma gli obblighi del generale, come se fossi equiparato alla serie A, ma lì ci sono mediamente 30 milioni di euro di diritti tv, che in Lega Pro sono praticamente nulli. E una neopromossa come il Messina non accede ai fondi della “Legge Melandri” ma per il primo anno resta sulle spalle del presidente”.
Lo Monaco si difende dall’accusa mossa da parte della tifoseria, definito come il presidente della retrocessione più amara: “Le cose non sono andate come crede parte dei tifosi. Già prima della sconfitta con la Reggina sapevamo che saremmo stati riammessi per l’illecito della Vigor Lamezia. Ho dato più di quanto avrebbe fatto qualsiasi messinese. Ci ho rimesso due milioni di euro: avessi conosciuto prima l’epilogo piuttosto avrei fatto beneficienza. E ho regalato il Messina in C, senza chiedere un euro”.
E sulla domanda se il rapporto con i tifosi può essere recuperato risponde così Lo Monaco: “All’epoca sono stato abbandonato da una piazza che pensavo di riuscire a trascinare ma la squadra viene prima di ogni cosa, anche delle polemiche con un dirigente. Ho 67 anni, sono da 50 nel calcio. Non mi ha spaventato nessuno, sono sempre andato avanti per la mia strada. Puoi affrontare un campionato con tutti i vincoli professionistici soltanto gestendo la società come un buon padre di famiglia“.
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