Il flop di Ascoli è l’ennesimo di Fabio Lupo, che ha deciso nelle scorse ore di dimettersi dalla carica di direttore sportivo. La motivazione, secondo quanto riporta l’edizione odierna del quotidiano Il Resto del Carlino, sarebbe da ricondurre a delle intromissioni sgradite di terze persone che gravitano intorno alla società, che non gli avrebbero permesso di compiere al meglio le sue scelte. Non è, tuttavia, la prima volta che il ds originario di Pescara non porta a termine la sua stagione. Era accaduto alla Juve Stabia nel 2014 (anche in questo caso da dimissionario); a Teramo nel 2016 (esonerato per i scarsi risultati della squadra) e infine a Palermo nel 2018, anche in questo caso esonerato. È andata meglio a Venezia lo scorso anno, dato che la separazione è arrivata soltanto al termine della stagione con la salvezza conquistata.
La carriera di Fabio Lupo, ad ogni modo, resta macchiata da dimissioni ed esoneri che non gli hanno consentito di spiccare il volo e dare un tocco di brillantezza. Eppure, probabilmente, le sue conoscenze e la sua dedizione al lavoro avrebbero potuto regalargli qualcosa in più negli anni. All’indomani delle dimissioni presentate alla scrivania della dirigenza dell’Ascoli, tuttavia, risuonano quelle parole pronunciate da Maurizio Zamparini dopo che lo esonerò dalla carica di direttore sportivo del Palermo per affidare a febbraio – a mercato completamente chiuso – la carica ad Aladino Valoti, poi sostituito a luglio da Rino Foschi.
“Fabio Lupo era un signore e mancava di quella grinta necessaria in Serie B”. Così l’allora patron del club di Viale del Fante aveva spiegato la rottura con il dirigente. “Il presidente mi ha parlato di mancanza di empatia e feeling”, aveva confermato il diretto interessato, il quale non è mai riuscito a metabolizzare la scelta. Un direttore sportivo senza grinta. Chissà che Maurizio Zamparini non avesse ragione. Chissà che non sia davvero questo l’ostacolo di una carriera che sarebbe potuta essere molto più brillante.
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Non concordo affatto con questa vostra analisi. Nella vita, ed in particolare nel mondo del calcio notoriamente infestato da opportunisti e ipocriti, spesso è molto più facile chinare la testa e dire una serie di comodi “sì” che avere il coraggio e la dignità di restare legati ai propri principi e di mantenere le proprie posizioni. Anche nel calcio, “c’è chi dice no” (ciao Vasco). Se Zamparini affermava che “Lupo era senza grinta”, io ribatto che credere nelle proprie idee e difendere la propria dignità umana e professionale fino alle estreme conseguenze denota la forma più nobile di “grinta”, ossia “avere le palle”. E, solo per rispetto della nostra storia, vorrei ricordare gli acquisti di Gnahorè e Coronado (grandi plus-valenze) e dei tre sconosciuti polacchi che oggi giocano da titolari, rispettivamente, in Serie A italiana, in Serie B italiana e in Serie A polacca. Rispetto per un ottimo Direttore Sportivo che ha, purtroppo, il grave difetto di essere “uomo” in un mondo di “ominicchi” e “quaquaraquà”.