A parlare in difesa di Miccoli, è il padre Enrico, per quanto le sue parole possano valere dopo la sentenza giudiziaria che ha condannato l’ex capitano del Palermo a 3 anni e 6 mesi. Proprio nella giornata di ieri, Fabrizio Miccoli, si è costituito nel carcere di Rovigo dove sta iniziando lo sconto della pena. A confermare l’arresto è stata la Cassazione qualche giorno fa. L’ex attaccante di Juventus, Lecce e Fiorentina, tra le altre, è stato accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
I fatti
Miccoli aveva recuperato un credito di 12.000 euro per conto di Alfredo Gasparini, ex fisioterapista del Palermo Calcio, rivolgendosi a Mauro Lauricella (figlio del boss della Kalsa, Antonino), con cui era nata un’amicizia ai tempi del suo soggiorno in Sicilia. L’inchiesta della procura di Palermo aveva intercettato anche delle offese rivolte al giudice Falcone durante una telefonata: “Quel fango”, aveva pronunciato l’ex capitano rosanero. Secondo il padre, Enrico Miccoli, proprio questa offesa sarebbe stata decisiva (più di ogni altra colpa), per la condanna definitiva. Ai microfoni del “Corriere del Mezzogiorno”, il padre di Fabrizio Miccoli ha spiegato la vicenda e ha raccontato come suo figlio ha vissuto i giorni prima della sentenza.
Le parole di Enrico Miccoli
“Non si aspettava di finire in carcere – ha ammesso il padre -. Il mondo del calcio è con lui così come tutte le persone che lo vogliono bene. Fin da quando ha fondato la sua scuola calcio a San Donato lui è sempre stato solidale e ogni anno organizzava “la prtita del cuore” per raccogliere fondi e fornire strumentazione medica negli ospedali. Nella prima fase di Pandemia ha donato generi alimentari a chi non aveva provviste, ha tolto gente dalla strada”.
“Lezione per quella parola “Fango” riferita a Falcone”
“Non voglio pensate sia così, ma gli hanno voluto dare una bella lezione per quella parola “fango”, nei confronti di Falcone. Per questo lui aveva chiesto scusa in lacrime davanti alla televisione ma c’è chi non lo ha perdonato. Lui è in carcere mentre chi ha sciolto i bimbi nell’acido è a piede libero”.
“Ho capito che le cose dovevano andare male”
“Ho capito che le cose non dovevano andare bene quando il giudice ha insistito per l’imputazione coatta di Fabrizio, nonostante la procura avesse chiesto per due volte l’archiviazione del caso. Ormai era deciso che mio figlio dovesse pagare, lui che al massimo ha preso qualche multa con l’autovelox. La Cassazione non ha neppure letto le carte: c’era gli atti una telefonata in cui Fabrizio chiedeva a Lauricella di “Lasciarlo perdere”, ma non è stata presa in considerazione dai giudici”.
“A Scuola Calcio i più piccoli non capiscono”
“A scuola calcio i più piccoli non capiscono mentre i più grandi ci stanno vicini. Mio figlio ci ha chiesto di andare avanti come se nulla fosse successo e noi lo stiamo facendo, anche per lui. Dobbiamo solo avere pazienza”.
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