Palermo – Dal principe al tifoso: Mirri nell’olimpo dei presidenti più amati
La promozione in B e l’imminente cessione al City scrivono un nuovo capitolo della saga rosanero. Una storia che comincia con un amico di Onassis e Agnelli.
Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola scritto da Salvatore Geraci.
1 novembre 1900 il Palermo veniva alla luce. Sono passati 122 anni da Edward De Garston a Dario Mirri: tante personalità hanno partecipato alla storia del Palermo, da Lanza di Trabia, a Casimiro Vizzini, da Renzo Barbera a Maurizio Zamparini e a Dario Mirri.
Il principe Raimondo Lanza di Trabia nel dopoguerra, diede al Palermo la serie A con i suoi primi campioni: Bronèe, Vycpalek, Sukru. Alla moglie, Olga Villi, lasciò invece in eredità, l’argentino Martegani acquistato con fondi privati. Amico di Gianni Agnelli venne invitato da Erroll Flynn, dallo Scià Reza Pahlavi e da Soraya e a sua volta ospitò a Palermo l’armatore greco Onassis, Anna Magnani, Joan Fontaine e altri attori famosi. Organizzò anche il primo calciomercato all’hotel Gallia di Milano ricevendo in bagno e nudo gli altri presidenti.
Casimiro Vizzini, amico degli Agnelli e Moratti, con Mattrel, Burgnich e Fernando, ottenne la prima vittoria in casa della Juventus. Estate 1961, aeroporto di Madrid: il segretario generale del Palermo, Vilardo, ha appena acquistato Fernando, dallo Sporting di Lisbona, conteso fino all’ultimo dall’Inter. All’aereoporto Fernando incontra Helenio Herrera che gli propone di cambiare rotta, andando all’Inter. fernando rifiutò con Herrera che promise di fargliela pagare. Il caso volle che in un Palermo-Inter, con i nerazzurri primi, a segnare fu proprio Fernando che consegnò il pallone nelle mani dell’allenatore, accompagnato dal coro della Favorita: “Herrera cha cha cha”.
Il presidentissimo Renzo Barbera, stile inconfondibile, amico personale di Gianni Agnelli e
di Luca di Montezemolo. Grande carisma, imprenditore del latte, savoir faire da nobile. Per lui promozione in A ma anche una finale di Coppa Italia persa col Bologna ma anche per la sua disponibilità. Tutti lo amavano. E lui ricambiava. Basti ricordare a Menegali che fischiò
un rigore inesistente per il Milan portando alla retrocessione del Palermo. Renzo Barbera lo inseguì per fare pace. A Gonella, l’arbitro della Coppa Italia, finita la partita, Renzo consegnò un paladino spiegandogli, con chiare allusioni, che era un pupo,
cioè marionetta e uomo senza attributi. Anni dopo i due si abbracciarono.
Infine dal Friuli: Maurizio Zamparini. Stile unico ed l’irruenza di chi vuole stare in prima pagina. Sotto la sua presidenza undici anni di A, l’Europa (per la prima volta), una finale di Coppa Italia e successi e campioni come Toni, Amauri, Cavani, Pastore, Dybala.
Adesso il presidente tifoso Dario Mirri che ha scritto una nuova pagina del Palermo calcio per la sua passione. Un regno che ha visto incombere il Covid, la mancata festa per la promozione in C, disagi economici per lo stadio chiuso. La voglia, tuttavia, lo ha fatto rimanere protagonista e con un obiettivo: portarlo, come zio Renzo, verso un traguardo più ambizioso.
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