Oggi se n’è andato un pezzo di storia del calcio italiano: Gianluca Vialli, storico calciatore della Sampdoria, è morto all’età di 58 anni a Londra. A riportarlo è Sport Mediaset.it.
Già, qualche giorno fa, attraverso il sito ufficiale della FIGC, l’ex attaccante originario di Cremona, aveva annunciato una pausa momentanea dal ruolo di capo delegazione della Nazionale italiana allenata da Roberto Mancini. Da quel momento in poi, Vialli si è trasferito a Londra, per poi essere ricoverato in una clinica, perchè le sue condizioni si sono aggravate. La madre Maria Teresa è partita subito per l’Inghilterra per andare a trovare il proprio figlio in un momento così delicato.
Dopo giorni di diverse perdite nel mondo del calcio come quelle di Sinisa Mihajlovic e Mario Sconforti, si aggiunge Vialli e assieme a lui un pezzo importante della storia del calcio italiano e non solo.
Dalla squadra della propria città allo scudetto con la Sampdoria: la storia di Vialli
4 Coppe Italia vinte, 2 scudetti conquistati e 2 Supercoppe italiane non basterebbero per descrivere un uomo che con i piedi ha fatto sognare intere generazioni. Gianluca Vialli ha iniziato a giocare a calcio nelle giovanili del Pizzighettone e della Cremonese, squadra della sua città natale. Con la maglia grigiorossa riesce ad esordire in Serie B nel 1981 nel match perso contro la Sanbenedettese. In quattro stagioni con la Cremonese, però, Vialli riesce a rendersi protagonista, al punto tale che riesce a mettere a segno più di 20 gol in 105 presente totali. Riesce anche nell’impresa di riportare il club lombardo in Serie A, dopo tanti anni di assenza, grazie ai suoi 10 gol stagionali.
Nel 1984 viene acquistato dalla Sampdoria per affrontare il campionato di Serie A. In otto stagioni con i blucerchiati, Vialli diventa l’idolo dei tifosi doriani: non solo riesce ad arrivare a 141 gol insaccati in 328 presenza, ma riesce a vincere tre Coppe italia, una Supercoppa italiana, due Coppa delle coppe e lo storico scudetto del 1990. Ed è proprio nella anno del Mondiale ’90 in Italia che i gemelli del gol, Mancini e lo stesso Vialli, riescono a conquistare a suon di gol il primo posto della Serie A.
Dal ’92 in poi, Vialli si trasferisce alla Juventus per un cifra stratosferica per l’epoca: ben 40 miliardi di lire. Per fare ciò, il club bianconero ha dovuto vendere diversi calciatori come Corini, Serena e Zanini, per riuscire a comprare il bomber della Sampdoria. Sta di fatto che l’attaccante di Cremona arriva Torino per completare il reparto offensivo composto da Baggio, Ravanelli e Del Piero. I primi due anni in Piemonte, però, non vanno nel migliore dei modi: infatti, i diversi infortuni lo costringono a essere poco lucido in campo.
Dall’arrivo di Marcello Lippi al comando della squadra bianconera, a Vialli viene affidato il ruolo di trascinare la propria squadra alla vittoria. In questi anni riesce a conquistare la quarta Coppa Italia della carriera, uno scudetto e un’altra Supercoppa Italiana. Infine, chiude la carriera calcistica al Chelsea, collezionando 40 gol in 78 presenze.
Il ritorno con Mancini e la notte di Wembley
Terminata la carriera professionista da attaccante nel 1999, intraprende la carriera da allenatore, subentrando al posto di Ruud Gullit sulla panchina del Chelsea. Prendendo le redini della squadra a gennaio, in quattro stagioni Vialli riesce a conquistare la Coppa d’Inghilterra, la Supercoppa UEFA, la Coppa delle Coppe e la Charity Shield. Nel 2002, intolre, allena il Watford in First Division, ma ottiene soltanto un 14esimo posto e viene esonerato dopo una sola stagione.
Nel 2019, la FIGC nomina Vialli come capo delegazione e della Nazionale Italiana di Calcio e qui ritrova l’ex compagno della Sampdoria, Roberto Mancini. Assieme a lui partecipa all’Europeo itinerante del 2020, spostato di un anno a causa della pandemia di Covid-19. Mancini riesce a condurre i propri ragazzi alla vittoria contro l’Inghilterra in finale, con Vialli che risulta essere l’uomo in più di questa nazionale. Diventano virali gli abbracci dei gemelli del gol, dopo ogni successo degli azzurri, con le lacrime finali della vittoria dell’Europeo.
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